Il Coaching in Italia

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Padova ospita personaggi di tutti i tipi, professionisti dei campi più svariati. Uno di questi è Andrea Favaretto, conosciuto ai più forse di faccia, grazie alla sua partecipazione a programmi come “Matrimonio a prima vista. Altri lo potrebbero riconoscere di voce, invece, dal suo podcast “Questioni di Fava. Altri invece potrebbero scoprire ora di chi si tratta: è un coach, più di preciso un “life coach”. Lui è quello che: “Non insegna tanto a vivere bene la propria vita, ma aiuta le persone a capire come si comportano in diverse situazioni”, come ci ha spiegato qui.

La questione è questa: in Italia quella del coaching non è una professione regolamentata, quindi non occorre aver fatto un percorso di formazione specifico per essere coach. Per questo motivo, bisogna stare attenti ai millantatori, come ci ha spiegato Andrea:

“Adesso è più facile perché i social aiutano a capire la storia delle persone. Ci sono un sacco di millantatori, persone che vendono lucciole per lanterne e purtroppo sono grandi esperti di marketing ma di contenuto c’è poco. Queste persone hanno un appeal su chi interpreta il coaching come “successo a tutti i costi”. C’è un’espressione americana che spiega bene questa concetto, i cosiddetti “wannabe”, cioè quelli che vogliono a tutti i costi essere qualche cosa, diventare qualcuno. Io ho la convinzione che comunque il mercato non menta, cioè se sei bravo e il tuo lo sai fare, la gente ne parla. Tu mi puoi vendere qualcosa perché sei un grande esperto di marketing e comunicazione, mi fai vedere tutte le cose che luccicano, ma poi ti vengo a vedere e il bluff non può durare tanto

Se quindi è vero che, come un po’ dappertutto, ci sono persone poco esperte anche nel campo del coaching, è vero allo stesso modo che noi abbiamo incontrato un esperto. Andrea, infatti, ci ha anche spiegato alcuni tasselli importanti del coaching:

Negli Stati Uniti c’è la figura del motivational speaker che solitamente è una persona che nella sua vita ha vissuto dei periodi non piacevoli, li ha superati e li racconta. Lì è molto diffuso perché hanno una storia importante a livello di public speaking: l’oratoria è una delle materie che vengono insegnate anche all’università. Quindi i motivatori sicuramente sono fonte di ispirazione, ma la mentalità americana è molto diversa da quella italiana. Ci sono anche persone che vivono delle situazioni non replicabili, fortunatamente, in Italia. Quindi i primi libri sullo sviluppo personale erano sostanzialmente racconti motivazionali, ispirazionali

Gli Stati Uniti sono effettivamente noti per valorizzare l’importanza del saper parlare in pubblico. Spingono i loro studenti non solo al public speaking, ma anche all’argomentazione, attraverso dibattiti e club scolastici.

“Il coaching nasce anche con un altro scopo. Il primo libro sul coaching si chiama “The Inner Game Of Tennis: la persona che ha creato il coaching tradizionale, che adesso ha ottantacinque anni, si chiama Timothy Gallwey, è un ex giocatore e maestro di tennis. Allenando i giocatori si è accorto che i momenti di stallo di questi campioni non erano da attribuire a impreparazione tecnica o fisica. C’era uno stallo mentale che impediva loro di performare al meglio. L’ha decodificato e ha spiegato come la performance non è altro che il risultato del potenziale che una persona ha, meno le interferenze. Se si riesce a capire quali sono e ci si lavora, ci sono più possibilità di attingere al potenziale e di conseguenza ottenere quei risultati, limitatamente alle possibilità di ciascun individuo”

Ecco allora spiegato da dove arriva il coaching e anche se al giorno d’oggi assume tantissime sfumature, l’Associazione Coaching Italia ne propone tre principali: il life coaching, il business coaching e lo sport coaching. Ad ognuno il suo!