Pensati genio! Cos’è l’intelligenza musicale

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Se ti dicessi che sei un genio mi crederesti? 

Era il XIX secolo quando Sir Francis Galton, celebre cugino di Charles Darwin, iniziò i suoi studi sull’intelligenza umana. Focalizzato prettamente sul dato quantitativo, l’antropologo cercava soluzioni volte a misurare le capacità intellettuali umane. Le sue posizioni erano alquanto rigide: dal survival of the fittest darwiniano al survival of the clever galtoniano. Lo status ascritto e la statistica sociale sono, in realtà, verità crude anche nella società contemporanea, ma su note più serene sono molti gli studi sull’intelligenza che hanno dimostrato come questa non sia innata, bensì venga determinata da diversi fattori, tra cui quelli ambientali, decisivi per lo sviluppo della mente. Insomma l’intelligenza non è tutta una questione di DNA! Galton alla fine riuscì ad arrivare ad una formula matematica di calcolo ma tutto rimase quantitativo: quanto sei intelligente? Voglio un numero! Calcolare il proprio QI può essere un’esperienza divertente per alcuni ma un numero da solo non è in grado di rispondere alle domande sugli enigmi della mente e di sicuro non aiuta una persona a conoscersi meglio.

Negli anni Ottanta arriva la svolta qualitativa: non conta più quanto sei intelligente, ma come.
Gardner
parla di 9 tipologie di Intelligenza, dalla Interpersonale e Intrapersonale, che mancano agli psicopatici incapaci di Intelligenza Emotiva, alla Esistenziale che spicca nei filosofi ubriachi il sabato in piazza dei Signori, fino all’Intelligenza musicale. Quest’ultima è interessante ma spesso considerata di serie B.
Per Intelligenza musicale si intende la capacità di
comporre musica, riconoscere, manipolare, riprodurre suoni, ritmi, melodie, modelli musicali.

La musica è puro emisfero destro ed è anche una delle Intelligenze che più risentono di quelle doti innate di cui parlava Galton. Le persone con elevata Intelligenza Musicale sono molto abili nel distinguere suoni simili, nel riconoscere melodie anche da poche semplici note, nel ricordare e riproporre suoni, testi musicali, nell’identificare le tonalità, le note, gli accordi e riprodurli con facilità attraverso la voce o uno strumento. Solitamente sono individui che amano ascoltare la musica, trascorrono molto tempo nel cercare di riconoscere le caratteristiche di una melodia o un brano musicale, focalizzandosi maggiormente sulla parte musicale e non sulle parole del testo

Sanno comporre, sanno suonare, riconoscono ad orecchio la differenza tra Riddim e DeepHouse, insomma sono esseri umani che al posto del sangue hanno note musicali. L’Intelligenza musicale sembra una delle prime a svilupparsi nei bambini e sembra essere anche una delle più antiche: gli uomini di Neanderthal foravano le falangi di animali per creare dei flauti.

Nonostante la predisposizione innata sia importante, questa Intelligenza si può educare e allenare, una buona notizia dal momento che molti neurologi sostengono che la musica sia una delle aree che da all’uomo maggior piacere, al pari di cibo e sesso. Allenare la nostra Intelligenza musicale può quindi renderci più intelligenti e felici, per farlo possiamo usare alcuni trucchi:

  • Identificare il ritmo, il tono e la melodia di un brano musicale
  • Riprodurre con la sola memoria una canzone o cercare di modificarla.
  • Rafforzare la capacità di connettersi emotivamente con una melodia, un brano musicale o una canzone.
  • Conoscere diversi generi musicali.
  • Saper identificare il suono di diversi strumenti musicali.
  • Rafforzare la capacità di improvvisare suoni ritmati tramite qualsivoglia oggetto.
  • Comporre, anche per gioco, musica e canzoni.

Euterpe, musa della Musica, inviterebbe gli uomini ad allenarsi e a praticare questa arte quotidianamente. Il nostro cervello ha infatti bisogno di riposarsi ogni tanto: tra una meditazione e l’altra, anche qualche esercizio di musica può essere utile. Modificare la routine, sfidare la neuroplasticità del cervello, imparare qualcosa di nuovo: sono tutte strategie che rompono una giornata mono-nota. 

Negli anni si può dire che la musica è cambiata. Durante il Covid-19 non si poteva neanche ballare ai concerti, bisognava stare seduti su una sedia ad ascoltare un artista, che follia! Anche i metodi di produzione musicale non sono gli stessi, da quando c’è Internet tutto sembra più facile. Può bastare un pc, SoundCloud, Spotify o YouTube e se si è fortunati si può diventare Justin Bieber o Blanco…

Anche Carlo Corbellini, il frontman dei Post Nebbia, ci ha confidato di aver iniziato così, con un pc e Spotify. È stato quindi notato da Dischi Sotterranei, un’etichetta musicale padovana e oggi, nel 2023, i Post Nebbia aprono lo Sherwood Festival con Generic Animal.

Il digitale può essere una fortuna e un’arma, questo è davvero innegabile. Ci sono però anche artigiani dediti a una musica lenta, pervasa da un sapore forse più antico, capace di conservare saperi non sempre digitalizzabili: “Se uno strumento musicale è fatto a mano abbiamo l’obbligo morale di preservarlo. Ci vogliono almeno cent’anni prima che uno strumento musicale prenda forma come suono. Con un legno stagionato, il suono è nettamente più dolce, più rotondo e più bello, rispetto ad uno strumento nuovo che si deve rodare“.

Vi ricordate il Maestro liutaio Enrico Medaglia? Le sue parole e il suo lavoro, alla Liuteria Veneta, ci portano in un’altra dimensione musicale, fatta di legni, odori, vernici, pennelli di precisione. Sembra impossibile che nella stessa arte possano convivere mouse e tastiera, eppure è così. La musica è un’arte aperta, vuole solo esplodere, non importa quale miccia verrà utilizzata e da quale generazione. Una liberazione per cui serve dedizione e…Intelligenza!

Adesso sta a noi scegliere come allenare la nostra Intelligenza Musicale. Useremo gli esercizi di questo Editoriale, il pc come Carlo o ci dedicheremo alla costruzione e riparazione degli strumenti come Enrico?