Agave è il luogo in cui la produzione di accessori di moda e arredamento s’intesse con l’amore per la sostenibilità. Formando uomini e donne provenienti da tutto il mondo, Agave fonda i propri valori sull’inclusione. L’arte del cucito e la passione per l’artigianato rievocano un mestiere d’altri tempi: la sartoria. Un lavoro che, per chi proviene da lontano, si fa strumento di indipendenza e autonomia. Non parliamo solamente di un laboratorio sartoriale, ma di un punto di inclusione sociale, professionale e relazionale.

Elisiana:
“Mi chiamo Elisiana Taffarel e sono la presidente di Agave”
“Agave nasce come progetto all’interno di un’associazione di volontariato – Unica Terra – che da trentadue anni eroga servizi di formazione per persone di origine straniera. All’interno delle varie attività, ogni settimana si forma un gruppo in cui le donne si ritrovano per condividere le esperienze sul loro viaggio migratorio e sul vissuto della migrazione in Italia: tutto questo avviene durante laboratori ludici”
“A causa della crisi economica c’è stata una richiesta molto maggiore di attività professionalizzanti, in modo tale da poter guadagnare ed aiutare la propria famiglia. In questo contesto – con Ornella Dalla Riva, la nostra sarta – è nata l’idea di formare un gruppo di sei donne e iniziare un percorso formativo nel settore della sartoria italiana. Il percorso aveva la durata di un anno”
“La nostra avventura è nata con un gruppo di sole donne, ma verso metà del tragitto, grazie alla collaborazione con alcune cooperative che si occupano di inclusione di migranti nel territorio, abbiamo iniziato ad inserire anche uomini”
“All’epoca, la maggior parte delle persone di questo corso era di origine africana. In Africa il lavoro del sarto è prettamente maschile. Con l’inserimento degli uomini, il processo formativo si è velocizzato molto, a causa di una sana competizione che si è innescata automaticamente sin da subito”
“Il progetto è nato con un obiettivo molto fantasioso: creare un piccolo laboratorio alla fine dell’esperienza. Vedendo l’andamento, ci siamo accorti che era un obiettivo concretamente raggiungibile”
“Abbiamo ricevuto una piccola prima commessa: creare alcune bomboniere. Abbiamo iniziato a sperimentare la lavorazione all’interno del nostro neonato laboratorio: man mano il gruppo ha iniziato a funzionare e la richiesta è diventata sempre più consistente. Nel 2017 – dopo circa una anno e mezzo – abbiamo inaugurato la prima versione del laboratorio (che prima si trovava presso l’Associazione Unica Terra) in una sede vera e propria – cioè l’attuale”
“Nella vecchia sede avevamo avuto qualche problema logistico. Per esempio, a mezzogiorno, con la chiusura, eravamo costretti a spostare tutte le macchine per lasciare spazio ad altre attività pomeridiane. Ogni mattina dovevamo riorganizzare tutto: era una grandissima perdita di tempo”
“Abbiamo deciso così di spostarci nella nuova sede, presso le Suore Francescane Elisabettine. All’epoca ci avevano già concesso alcuni spazi per svolgere diverse attività. Lo spazio è nato come laboratorio di formazione continua, necessaria nel mondo della sartoria italiana. Si tratta di un ambito che richiede un costante aggiornamento, essendo un mondo estremamente vasto e particolare. Non tutte le persone che si formano qui restano a lavorare con noi: a volte svolgono solo dei tirocini temporanei, per poi essere inseriti in altre realtà lavorative”
“Non tutti hanno la preparazione e le abilità adeguate però chi ha già un minimo di competenza riesce a lavorare anche in altri luoghi. Ad oggi tutte le persone che lavorano e sono state formate qui – a partire dal 2017 – sono più di quaranta. Con noi abbiamo Frank, il nostro sarto, che lavora con noi dal 2019; Blessing è in apprendistato, dopo un tirocinio di sette mesi. Sono in arrivo altre due persone, che verranno inserite nel percorso formativo: in particolare una signora indiana ed una africana”
“Si tratta di un laboratorio multietnico: è stato aperto per tutte le etnie. Ovviamente dipende dal momento e dagli arrivi sul territorio: abbiamo lavorato con brasiliani, indiani, africani ecc”
“Le stoffe che utilizziamo sono africane, ma vengono acquistate da produttori europei. Questa scelta si rende necessaria, dal momento che il produttore garantisce la qualità: purtroppo sul mercato africano domina il tessuto di bassa qualità proveniente dall’oriente. Esiste anche un problema di logistica, a causa dei lunghi tempi di attesa per ottenere la merce”
“La stoffa africana è diventata il simbolo di questo laboratorio. Siamo nati per integrare le culture e trasmettere – a lavoratori e clienti – l’idea di un fondamentale rispetto tra le etnie. Ma ovviamente utilizziamo anche tessuti italiani, dando sempre la precedenza alla qualità dei materiali”
“L’ecopelle che utilizziamo è di altissima qualità. Acquistiamo le rimanenze dalle aziende, evitando così gli sprechi. Questo, a volte, rende difficile avere disponibili tutti i colori. La nostra produzione dipende sempre dalla disponibilità delle aziende”
“I nostri prodotti vengono venduti direttamente qui nel laboratorio. Un cliente può venire e scegliere ciò che preferisce e noi provvediamo a realizzare un prodotto totalmente personalizzato. Il cliente può scegliere il modello, il tessuto e – su alcuni – inserire anche dei disegni”
“Agave non è solo un laboratorio con annesso negozio, ma ha anche un e-commerce: www.agavesartoriaetica.it. Qui si trovano tutti i nostri prodotti ed è possibile personalizzare il proprio acquisto”
“Dopo il periodo del covid abbiamo separato il laboratorio dall’associazione e siamo diventati una cooperativa di lavoro: i migranti, secondo la legge attuale, non rientrano come soggetti svantaggiati, per questo motivo non era possibile essere inquadrati come cooperativa sociale. Al di là della denominazione, questo è sempre stato pensato come un laboratorio di lavoro per persone che arrivano da situazioni difficili. Lo abbiamo pensato come un lavoro con cui le persone potessero costruirsi un futuro nel loro viaggio migratorio“
“Collaboriamo con Unicef, Save the Children, Amref, Still I Rise, Mam Beyond Borders, Progetto Mondo di Verona e con altre ONG per la parte di gadgetistica e per bomboniere. Questa attività è stata la base principale dello sviluppo iniziale. Forniamo alle ONG le bomboniere o i gadget di Natale che vengono regalati ai donatori: siamo molto contenti di collaborare con loro perché crediamo nell’importanza dei loro progetti”
“Le persone che lavorano con noi hanno l’opportunità di imparare un mestiere che va via via scomparendo nel tempo. Ritengo che il recupero di quest’attività sia importante anche rispetto al periodo che ci troviamo a vivere. Il lavoro manuale, inoltre, distrae molto dalle preoccupazioni della vita: una persona che ha molti pensieri può trovare in questo luogo una distrazione. I lavoratori si sentono gratificati quando vedono il prodotto finito e la soddisfazione di chi lo compera. L’idea di avere un lavoro dona tranquillità e crea una prospettiva per il futuro”
“I nostri prodotti sono prevalentemente estivi, soprattutto per i colori sgargianti che utilizziamo. Ovviamente proponiamo qualcosa anche per l’inverno, anche se ci concentriamo principalmente sugli abiti da cerimonia o per eventi importanti. Per l’estate, invece, proponiamo un abbigliamento più informale e sbarazzino. Siamo nati soprattutto con le borse: il nostro prodotto di punta. Il vestiario si sta costruendo nel tempo, quindi presto arriverà anche la collezione invernale”
“Per quanto riguarda i tempi di produzione delle borse dipende dal modello, ma in media richiedono quattro/cinque ore di lavoro, sono fatte interamente a mano a partire dal taglio, per questo motivo hanno un prezzo più alto rispetto alla media, ma comunque con un costo sempre accessibile”
“Anche i prodotti che sembrano semplici in realtà non lo sono: la confezione di un abito richiede molto lavoro. Bisogna costruire il cartamodello, adattarlo sulla persona ed infine svolgere tutte le prove necessarie”
“Realizziamo abiti su misura, non solo con le nostre stoffe particolari, ma anche con qualsiasi tessuto che la persona desidera. Il cliente può portarci direttamente un metraggio comprato da un’altra parte – o un vecchio abito da riadattare – affidandoci la produzione e il confezionamento di un nuovo abito. E’ un tipo di servizio che abbiamo già svolto: una ragazza ci aveva portato un abito della nonna, un po’ datato, ma con una stoffa bellissima: l’abbiamo riutilizzata per creare un nuovo abito più moderno”
“Una delle difficoltà riscontrate nel fare questo lavoro è la fatica che si fa nel far capire il valore delle cose, le persone generalmente sono abituate a ciò che vedono nel mercato attuale, alle cose molto veloci ed economiche. Nel nostro caso non è possibile, i tempi sono più lunghi, quindi un cliente deve aspettare, i costi sono più alti e talvolta i clienti fanno fatica a comprendere la differenza tra un abito prodotto da noi e lo stesso modello acquistato in un negozio di pronto moda”
“Nella nostra sartoria, l’abito viene realizzato sulla persona. Attraverso suggerimenti e consigli cerchiamo sempre di valorizzarla al massimo. Bisogna spesso spiegare ai clienti che il tessuto è di qualità, di qui il costo. Non è vera la credenza che il tessuto africano costi poco: segue, infatti, le stesse dinamiche di prezzo dei tessuti italiani di qualità”
“Nel nostro negozio è presente anche una sezione di arredamento composta da tovaglie, cuscini, fodere e rivestimenti; recentemente abbiamo rifoderato un camper intero! È stato un lavoro incredibile, richiesto da una nostra cara cliente e amica”
“Il legame con le persone che vengono a lavorare qui dura negli anni. Sentiamo molto la mancanza di un ragazzo che era venuto a lavorare da noi, un sarto molto bravo, che però ha deciso di trasferirsi altrove in Europa. Lo sentiamo spesso, perché ci manchiamo molto entrambi. Abbiamo avuto una bellissima esperienza con lui, era una persona molto brava e buona, spero che prima o poi decida di ritornare!”
“A parte qualche raro caso, noi siamo sempre stati molto fortunati con le persone che sono venute a lavorare qui, sono sempre stati dei grandi lavoratori. Anche chi ora lavora da altre parti ogni tanto passa dalla sartoria per fare colazione insieme o chiacchierare un po’, si sono mantenuti dei bei rapporti quasi con tutti. È un lavoro un po’ anomalo perché qui c’è il clima della grande famiglia, tutti lavorano serenamente: la prima cosa che viene detta quando si inizia un lavoro con noi è che in questo luogo non si litiga e ci si rispetta tutti”
“Questo posto è anche un punto di inizio per molte persone che poi decidono di spostarsi e seguire la propria via. Alcuni se ne sono andati, ma avevamo costruito una bellissima squadra prima del Covid e mi è dispiaciuto quando, con la pandemia, abbiamo dovuto chiudere il laboratorio e le persone hanno dovuto trovare delle altre soluzioni. Non eravamo sicuri di poter riaprire e il momento della riapertura è stato molto faticoso e difficile”
“Comunque abbiamo costruito un’altra squadra con altre persone. Io sono il punto fermo del progetto insieme ad Ornella, che è anche formatrice dei ragazzi.
“Non ho un’esperienza come sarta, ho una formazione completamente diversa e tutt’ora continuo anche a fare anche dell’altro. Ornella invece ha sempre fatto la sarta di professione. Io mi occupo dei tessuti, dei colori, degli abbinamenti, dei rapporti con i clienti ecc. Daria invece si occupa della parte di comunicazione, sito internet e social.
“Ornella è arrivata da noi nel 2015, in un periodo in cui io avevo già intenzione da tempo di costruire il progetto della sartoria. Per realizzarlo avevo bisogno di qualcuno che sapesse fare questo lavoro, ma anche insegnarlo. Ero alla ricerca di una sarta per un corso che dovevo fare prima del progetto e, tramite un’amicizia in comune, mi è stata presentata Ornella. Quando ci siamo viste ci siamo piaciute tantissimo fin dal primo istante, era la persona giusta con cui iniziare questo progetto e così siamo partite”
Ornella:
“Ho sempre fatto la sarta. Anche mia madre era sarta e, fin da piccola, mi ha insegnato tutte le nozioni di sartoria. Ho sempre avuto una forte attitudine alla manualità e ho sempre imparato molto velocemente, così è iniziato il mio lavoro. Ho lavorato come sarta un po’ di anni prima di sposarmi, poi ho cambiato completamente lavoro per un lungo periodo. Alla fine mi sono decisa a ritornare, da una decina d’anni a questa parte, al mio vecchio amore: la sartoria. Non si tratta solamente di una professione: prima di tutto è una passione. Mi dona moltissima soddisfazione vedere come da un pezzo di tessuto nasca un qualsiasi prodotto. È come se si facesse parlare la stoffa. L’incontro con Elisiana è stato proprio così: ci siamo trovate di pari passo e con una profonda stima reciproca. Quando esiste un buon feeling lavorativo si può fare di tutto.
Insegnare non è difficile, ma ci vuole molta pazienza. Questo è un lavoro che richiede molta manualità e non tutti ce l’hanno. Ad alcuni risulta facile, altri raggiungono gli obiettivi più lentamente. Quando questo accade provo la grandissima soddisfazione di essere riuscita a trasmettere il mio lavoro. È meraviglioso poter insegnare qualcosa di bello agli altri”
Elisiana:
“Il quartiere in cui lavoriamo – in via Beato Pellegrino – ci piace molto. È come se fosse una città nella città. Ci conosciamo tutti e ci aiutiamo reciprocamente. Fino a poco tempo fa era un quartiere con poche possibilità, ma da quando hanno inaugurato la nuova sede universitaria, si è rivitalizzato notevolmente. Ogni tanto organizziamo delle attività con il quartiere: ad aprile, per esempio, in occasione dello scoppio della guerra, abbiamo organizzato una piccola campagna per la pace. Abbiamo distribuito a tutti le bandiere con i colori della pace e i commercianti sono stati felici di aderire a questa iniziativa”
“Forse l’unico problema della nostra sede è la scarsa visibilità dall’esterno. Nonostante questo, è un bel laboratorio ed è stato sviluppato bene, compatibilmente con lo spazio che abbiamo a disposizione. Appena si varca la soglia si nota l’esplosione di colori e non è qualcosa di usuale nei locali italiani. La sensazione di calore è immediata. In futuro vorremmo ampliarlo e riuscire a dare lavoro a più persone. Siamo un laboratorio di sartoria e, tra i nostri prodotti, moltissimi sono realizzati su misura. Vorremmo restare in linea con questo progetto iniziale, ma diventando più grandi”
