Arianna Favero

Nell’era digitale la moda e i diritti LGBTQ+ corrono veloci sulla stessa linea comune: liberarsi dal dogma, essere ed esprimere se stessi. Celebrare l’amore al di là delle etichette. Arianna Favero rappresenta la commistione di questi due mondi: l’amore e la moda – retti e guidati dall’arte – esaltano le più ampie sfumature dell’essere, sostenendo la bellezza nella sua più espressiva diversità.

Arianna Favero Padova Stories

“Mi chiamo Arianna Favero, ho quasi 25 anni. Se dovessi descrivermi in poche parole potrei definirmi una persona enigmatica e multidisciplinare. Quando qualcuno mi osserva da fuori – o da Instagram, il social dove ho più seguito – si fa diverse idee su di me. Ciò che emerge subito è la mia grande passione per la moda, per i vestiti dell’ambito dello “streetwear” e per le scarpe. Si potrebbe dire quasi un’ossessione: ho una grandissima collezione di scarpe a casa. Una cosa che nessuno direbbe è che mi sono diplomata in pianoforte e flauto traverso al Conservatorio Cesare Pollini e in più ho conseguito una laurea in Diritto dell’Economia

Ho studiato al liceo musicale Concetto Marchesi: un liceo classico cui è stato aggiunto l’indirizzo musicale.  Ho fatto parte della prima classe che ha sperimentato questo nuovo indirizzo scolastico. Ho continuato il percorso di studi nell’ambito musicale iscrivendomi al Conservatorio”

“Mia madre è una musicista per passione: molto spesso andiamo insieme ad assistere a concerti di musica jazz o classica. Provengo da una famiglia che si è sempre dimostrata interessata all’ambito musicale. Nel mio percorso ho trovato un’insegnante che mi ha sostenuta nello studio (mi prendeva a flautate!): questo mi ha fatto crescere molto di livello. Se non ci fosse stata lei probabilmente non mi sarei iscritta al Conservatorio”

“Negli ambiti musicali è comune prendere parte a delle Masterclass e concorsi per mettersi in gioco in ambito nazionale e interazione. Il conservatorio mi ha aperto molte porte in questo contesto. Per quattro anni ho suonato solo all’interno del conservatorio: non spingono affinché lo studente esca da questo contesto per suonare altrove. Questo aspetto mi ha sempre demoralizzata. Durante questo periodo non mi sono sentita molto supportata, dal momento che le prove a disposizione erano molto poche. Sono arrivata al momento del diploma molto stanca, stremata e con pochissima voglia di suonare. Carica di ansia e tensione, non ho più voluto suonare. Ho ripreso più tardi, solo per me stessa”

Il contesto musicale in Italia è molto penalizzato. Io abbasso moltissimo l’età media delle persone che ascoltano musica classica, sono pochissimi i ragazzi che si intrattengono così, perché non è un ambiente valorizzato. Per intraprendere una carriera musicale ci vuole molta ambizione e determinazione; è un po’ come andare in palestra, bisogna allenarsi tutti i giorni se si vuole raggiungere un obiettivo

Anche se inizialmente credevo che la musica fosse la mia unica strada, ho iniziato la mia carriera universitaria iscrivendomi alla facoltà di Diritto dell’Economia, a Rovigo. Mi sono ritrovata a dover fare la pendolare per tre anni e mezzo. L’unica nota positiva del Covid è che mi ha fatto risparmiare un anno di spostamenti”

Questo percorso di studi è stato parecchio duro: venendo da un ambito musicale non conoscevo bene la materia del diritto. Mi sono approcciata ad un ambito per me totalmente inesplorato. Mi sono appassionata nel tempo, soprattutto per quanto riguarda i diritti civili. Sono apertamente omosessuale: sono sempre stata molto attenta alle minoranze e ai diritti che in Italia fanno ancora fatica ad essere riconosciuti

I miei genitori mi hanno sempre supportata nelle mie scelte, anche troppo! Mi hanno dato carta bianca. In occasione della laurea ho ricevuto un biglietto con scritto: “Diventa chi sei e chi vuoi!”. Non mi è mai stato imposto nulla. Mi hanno spinta a non restare mai ferma, ma in questo contesto non ho nessun tipo di problema. Amo spostarmi e fare le cose. Qualche volta rimpiango di non essere sedentaria. La mia famiglia non mi ha mai fatto mancare nulla: ritengo sia una grandissima fortuna avere dei genitori che non prendano le scelte al posto tuo. È già molto difficile trovare la propria strada, la propria identità e le proprie ispirazioni: se questo dovesse venir imposto sarebbe difficilissimo. Non si può andare contro la propria natura

Ora che ho terminato entrambi i percorsi di studio sto facendo i conti con quello che vorrei fare da grande. La musica rimane una mia grandissima passione e continuerò a suonare il pianoforte e il flauto, ma nella vita lavorativa preferirei conciliare l’ambito del diritto con quello della moda. La moda, per me, è fonte di grandissima ispirazione. Vorrei frequentare un Master che riesca a conciliare questi due aspetti e che tratti di temi quali “fashion low”, marketing e comunicazione nella moda, nell’ambito amministrativo e contabile”

La mia passione per le scarpe è nata giocando a basket. Micheal Jordan – insieme agli altri fenomeni provenienti da questo sport – è una figura molto legata all’ambito della moda. All’inizio, avendo un budget limitato, compravo articoli provenienti da marche più accessibili economicamente. Poi, crescendo, il mio interesse si è rivolto ai brand di lusso dello streetwar come Off-White e altri. Quando ho conosciuto Olga Amendola sono andata con lei alla fashion-week: questa esperienza ha messo le basi per avere molte conoscenze. Grazie a lei ho conosciuto la grandissima Milano”

“Lavorando mi sono potuta permettere capi a cui aspiravo sin da piccola. Sui social le persone sembrano sempre felici e ricche: penso che dietro ai profili “idilliaci” ci sia sempre una persona impegnata che lavora, che fa sacrifici per poter ottenere le cose che desidera. I miei investimenti sono stati principalmente indirizzati nell’ambito della moda

“All’inizio mi piaceva acquistare magliette, poi mi sono indirizzata anche verso i pantaloni. Avevo iniziato a lavorare per un’azienda di Legnaro che customizzava jeans: in quel contesto ho assistito alla realizzazione delle fantasie più strane e originali.  Per le scarpe c’è sempre stato un grande amore soprattutto per le Nike. Purtroppo all’ambito delle scarpe si collega quello del re-sell: vengono vendute inizialmente ad un prezzo abbordabile ma, in base alla richiesta, possono arrivare a costare cifre spropositate”

Sono molto attenta a non alimentare il fenomeno del “fast-fashion”, soprattutto ora che il mondo deve occuparsi della crisi climatica. Sono molto affascinata dal vintage, è un modo etico di fare acquisti. E’ stimolante andare alla ricerca di un capo speciale che possa esprimere al meglio la personalità di chi lo indossa, senza assomigliare a tutti quei manichini, che sembrano fatti in serie, dei negozi del centro

“Fra le mie aspirazioni c’è quella di creare un piccolo brand di abbigliamento. Da un paio di anni mi piace comprare dei vestiti e personalizzarli a mio gusto. Una leggenda che narra che ci sia una regola per la quale Nike e Adidas non si possano indossare insieme, alcuni la seguono e altri no (io personalmente seguivo molto questa regola). Un giorno però mi sono ritrovata con due felpe che non portavo perché mi stavano enormi e ho deciso di crearne una sola in chiave ironica per rievocare questa leggenda, le ho tagliate e ricucite assieme: risultato finale è piaciuto moltissimo!

“Su Instagram – oltre al tema della moda – cerco di parlare di diritti civili, DDL Zan e temi riguardanti la vita di una persona appartenente al mondo LGBTQ+. Anche la mia tesi di laurea affronta questo tema: ho discusso dei diritti delle persone trans. All’inizio pensavo che affrontare queste tematiche in ambito accademico potesse crearmi delle difficoltà ma, con l’aiuto e il supporto della mia relatrice, sono riuscita a produrre un lavoro davvero interessante”

“Molto spesso confondono la mia età – pensano che sia ancora minorenne – e non riescono a capire se sia una ragazza o un ragazzo. Anche in posta alle volte pensano che stia cercando di prenderli in giro, mostrando la carta d’identità di un’altra persona: leggono il nome di una ragazza e non pensano che sia il mio. È difficile per alcune persone capire che il mio aspetto possa essere rappresentativo di una persona di genere femminile. Questo mi fa un po’ arrabbiare: nel 2022 dovrebbe essere all’ordine del giorno capire che l’espressione di genere di una persone possa essere qualunque e non necessariamente identificativo di una persona di genere maschile o femminile. Io mi vesto in questo mondo perché mi piace: non per questo devo essere identificata come un ragazzo. Capisco quando l’errore è commesso in buona fede, soprattutto dalle generazioni più anziane. Allora ci rido sopra! Non perdono l’arroganza. Capita spesso che riceva dei commenti pensati solo ed esclusivamente per ferirmi: questa è ignoranza. Per fortuna la maggior parte dei giovani è abituata alla fluidità di genere. Mi auguro che nel tempo questo aspetto venga ancora più esplorato e accettato”

“L’ambito scolastico per quanto riguarda l’inclusività – in alcune situazioni – riesce ad aiutare, ma in altre no. Ho scoperto la mia omosessualità abbastanza presto, alle medie. È sempre un salto nel vuoto, non si può mai sapere veramente come le persone intorno a te reagiranno alla notizia. Io sono stata molto fortunata, ma non per tutti è così. Alcune mie amiche delle scuole superiori – i cui gusti sessuali erano stati intuiti dai loro conoscenti – sono state emarginate”

Ho sentito parlare della volontà di eliminare l’ora di religione per sostituirla con un’ora di educazione civica. Questo non significherebbe solo aprirsi ai temi LGBT+, ma poter affrontare temi di qualsiasi genere. Credo che sarebbe molto utile: l’ambito scolastico forma le persone e le mette in contatto con il mondo. La scuola dovrebbe essere il luogo dove scoprire e informarsi sulle diversità. Per quanto il mondo si stia evolvendo e si sia sempre più abituati alla varietà, credo sia necessario un appoggio istituzionale che guidi questa scoperta

Attraverso Instagram ho ricevuto molte richieste di aiuto in questo contesto. Capire come esporsi e dichiararsi con i propri amici e compagni è un tema fondamentale e molto delicato. Per questo motivo vorrei che il mio profilo diventasse un mezzo divulgativo e un veicolo di informazioni riguardanti i diritti civili

C’è una avvocatessa su Instagram si chiama Cathy La Torre,  in arte Avvocathy: è la mia aspirazione di vita. La seguo e ammiro il suo lavoro: crea dei contenuti utili e fa un’informazione molto profonda. Grazie a lei conosco e approfondisco molti argomenti. È in grado di rendere semplici argomenti giuridicamente molto complessi. Vorrei diventare attivista in questo ambito: sia perché mi riguarda personalmente, sia perché mi piace molto parlarne. Sarebbe bello poter diventare un punto di riferimento per le persone che non hanno avuto la mia stessa fortuna e che hanno paura di esporsi e dichiararsi

“Ringrazio moltissimo di poter avere un gruppo di amiche che mi vuole bene e mi accetta per come sono. Bisogna essere realisti: molte persone non riescono ad avere relazioni di questo tipo. In questo modo è molto semplice sentirsi soli e non accettati. È importante trovare una comunità in cui potersi sentire liberi di parlare ed esprimersi: questa è la base per poter riacquistare la sicurezza in se stessi”

Non è male vivere a Padova. Ci sono molte iniziative, soprattutto in estate. È una città in cui non ci si riesce ad annoiare! Dal punto di vista dell’inclusività abbiamo il Padova Pride Village (anche perché Alessandro Zan vive qui!): credo che questa sia una delle realtà più grandi d’Italia. Le persone vengono anche da lontano per visitare il Pride. Ci sono anche altri locali del genere, per esempio il Varietà e l’Anima. Sono molto felice di essere nata e vivere qua. Padova è un ambiente in grado di accogliere anche le persone che hanno più difficoltà

Mi sento fortunata di aver capito chi sono. Ho scoperto la mia personalità e non ho paura di esprimermi. Sento di poter seguire molte strade diverse: non mi piace precludermi nulla. Ho molte ambizioni, anche se a volte sono molto confusa. Avere molte porte aperte significa dover necessariamente chiuderne – o socchiuderne – alcune. Frequentando l’università mi sono accorta che tante persone si limitano solo a fare ciò per cui studiano: questo atteggiamento non lo condivido. Credo che fossilizzarsi solo su una cosa sia la morte dell’anima”

Sento la mancanza di un’esperienza formativa all’estero. Per quanto io sia un po’ carente in inglese, credo che l’esperienza dell’Erasmus sia molto utile, anche solo per allontanarsi momentaneamente da casa e sperimentare la vera indipendenza. Mi piacerebbe fare un’esperienza all’estero, sia per lavoro che per avventura. Non sono spaventata dall’idea di spostarmi da Padova: in realtà non vedo l’ora di farlo. Fino ad oggi sono sempre stata arginata qui: il conservatorio prendeva la frequenza obbligatoria quindi mi ha precluso qualsiasi spostamento. L’università mi ha tolto moltissimo tempo libero, per cui è stato molto difficile viaggiare. Ora, finalmente, posso respirare un po’ di libertà. Il timore di pensare a cosa farò da grande è molto: credo che sia una domanda che tutti si pongono alla fine del proprio percorso di studi

“Credo che dal mio profilo Instagram alcuni mi vedano in modo stereotipato, pensandomi come una persona piena di sé. Questo mi crea un’enorme dispiacere. Le persone che mi conoscono personalmente si stupiscono, perché si accorgono che nel privato sono molto umile. Forse vengo percepita come una figura improntata alla leggerezza, quando in realtà ho molto da offrire. Sono piuttosto riservata, di conseguenza non riesco ad espormi totalmente. Cerco di limitare i miei contenuti e, facendo così, non riesco a far trasparire chi sono realmente

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