Un locale in centro a Padova, un uomo estroso al comando e una grande squadra… l’ Enotavola Pino è questo e molto di più. Questo locale è “casa” per moltissime persone, Pino è quasi un fratello per i molti che si siedono attorno alle botti per fare aperitivo o al tavolo per cenare. Un’atmosfera calda, rassicurante, luci soffuse, buona musica di sottofondo, vino eccellente e profumi di pietanze che arrivano dalla cucina. Dall’impronta partenopea e da tanta voglia di farcela, l’Enotavola Pino vede il successo ottenuto come una conquista di squadra: i ragazzi sono come gli ingredienti di un piatto, da calibrare e mischiare con attenzione, per ottenere il più grande risultato della loro vita.
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Enotavola Pino (Giuseppe Romano detto “Pino”)

“All’anagrafe sono Romano Giuseppe però mia mamma mi ha sempre chiamato Pino e ora per tutti sono Pino. Le mie origini sono mediterranee, capresi per la precisione, sono cresciuto a Caserta fino ai 13 anni, poi ho deciso di andare via, sono andato a fare l’istituto alberghiero a Fiuggi, sotto Roma. Lì c’era mio cugino che faceva l’istituto alberghiero e mi intrigava il fatto che andava a lavorare d’estate, a fare le stagioni”
“Io e gli studi non eravamo molto compatibili, non andavamo molto d’accordo… mia mamma era un po’ contraria, ma alla fine alla fine sono andato a fare l’alberghiero, fortunatamente c’era il convitto, ed ero molto facilitato da questa cosa. Mia mamma mi aveva dato sei mesi di tempo dopodiché mi ha detto «se va male torni a casa, soldi da spendere non ce ne sono»”
“Mi viene in mente un aneddoto: all’epoca c’erano i colloqui con i genitori e mi diceva di preparare la borsa per tornare a casa, io le dicevo di non venire a scuola perché andavo bene, le dicevo di risparmiarsi il viaggio. Alla fine, mia mamma fa questo viaggio, ci mettiamo in fila davanti al professore di italiano che le dice «signora Romano suo figlio è un studente modello»: mia mamma sviene, è venuta l’ambulanza in istituto alberghiero a prenderla, è svenuta proprio. Questa cosa ancora ce la portiamo avanti ridendoci su”
“Ho iniziato da lì, dalla scuola alberghiera, ho iniziato a fare le prime stagioni a 13 anni e mezzo. Andare fuori casa e lavorare a 13 anni e mezzo era una figata, è stata una figata vedere il primo assegno, un milione e 400 mila lire con tutte le mance… una cosa spettacolare. La mia era una famiglia molto umile, una piccola famiglia di operai, non c’erano molti soldi, ho sempre fatto tutto da solo, ho iniziato a lavorare e mi pagavo tutto: la scuola, il convitto, etc etc. Ho sempre aiutato la mia famiglia, poi purtroppo è venuto a mancare papà e mia mamma è rimasta sola. Io sono l’ultimo di 4 fratelli ma ci siamo sempre dati una mano in famiglia”
“Nel ‘96 mi sono diplomato e poi ho fatto il militare, in quegli anni c’è stata l’alluvione a Sarno e c’è stato il terremoto, io ho avuto la fortuna di stare in emergenza. Ho fatto un militare non sprecato, perché ho aiutato delle persone in difficoltà, ho dato una mano a chi veramente aveva bisogno”
“Finito il militare un po’ per capire se questo sarebbe stato il lavoro della mia vita, mi sono trasferito a Bassano del Grappa, mi sono rinchiuso in una fabbrica che produceva chiavi: non vedevo persone, vedevo solo il macchinario che avevo davanti, vedevo solo una pressa davanti a me. Poi alla fine mi sono tolto il camice e ho detto «vi ringrazio, i soldi miei dateli in beneficenza» e sono andato via”
“Sono partito e sono andato a fare la stagione a Rimini nel ‘98, finita la stagione sono andato subito a Venezia a piazzale Papadopoli, parliamo del 1999-2000 e di uno degli hotel più belli che c’è a Venezia. Purtroppo dopo alcuni mesi che ero là hanno dato la ristorazione in outsourcing, quindi il direttore Claudio Nobbio, che aveva visto la mia passione per il mestiere, mi ha mandato da un suo amico direttore che stava apprendendo il Jolly Hotel Tiepolo a Vicenza. Dopo 6 mesi mi hanno trasferito a Milano e lì è partita proprio tutta la mia carriera più bella: nel 2006 sono diventato manager di quest’azienda, ho fatto la scalata all’interno di questo albergo bellissimo”
“Poi da manager inizio a girare e a fare i rebranding a Milano, dopodiché nel 2008 mi trasferiscono a Roma, in una struttura alle spalle di Villa Borghese. Dopo un anno inizio a sentire che c’era sempre più outsourcing e allora mi sono dimesso: non volevo fare l’operativo per gli altri se dovevo fare l’operativo lo facevo per me”
”La mia compagna abitava a Bassano e alla cieca mi sono trasferito a Padova, non c’ero mai stato. Ho aperto a Padova come sfida, la città mi piaceva ed ero molto determinato… non era solo una prova per me, lo volevo davvero. Ho fatto un po’ il pazzo, mia mamma era preoccupata di non potermi aiutare ma ci siamo occupati di tutto noi”
“Il 25 aprile 2010 mi sono licenziato da Roma e il 26 ho comprato il locale qui. Questo posto era distrutto, ho fatto 8 mesi di lavori di ristrutturazione. Abbiamo ipotecato case, poi abbiamo fatto altri lavori con soldi che non avevamo e abbiamo pagato poco alla volta, fino al risultato che desideravamo”
“Quando siamo partiti inizialmente ero in cucina con la mia compagna e un caro amico di viaggio che è Gaetano Patti, che mi ha dato una mano. Pian piano siamo andati sempre molto crescendo fino ad arrivare a oggi, ad avere una squadra veramente strepitosa: partendo dallo chef che è Carlo Rizzi, Samuele Maniero, Giacomo Pozza, Edoardo Pozza, la mia compagna Michela e la sorella Valentina Piccirillo. Poi abbiamo un po’ di collaboratori che vengono occasionalmente ma che per me fanno sempre parte della famiglia, come Luca Bacchin, Alessia di Sigismondi e uno dei vecchi che è in cucina, Silvio Aldegheri”
“Sono innamorato del mio staff”
“Dico sempre ai miei ragazzi di trattare le persone come vorrebbero essere trattati e di ringraziare sempre”
“Sono contento, sono fortunato che siamo arrivati veramente qua, c’è stata tanta innovazione soprattutto in questo momento post Covid è stata dura. Carlo ha portato innovazione in cucina, ci siamo incontrati per sua sfiga e per mia fortuna una settimana prima del covid, era tornato dall’Australia per poi ripartire e andare in Francia, non è potuto partire causa covid e gli ho detto di fermarsi qua per un periodo. È ancora qui e si è ritrovato a fare lo chef, ha portato un’ondata di freschezza, fortunatamente ha trovato il posto giusto”
“Faccio tanta formazione per il mio staff, faccio team building, andiamo in giro, se c’è da chiudere il locale lo chiudo, se c’è da fare grigliate sono il primo. È importantissimo questo aspetto: è un lavoro fatto con passione il nostro, richiede sacrifici importantissimi, lavoriamo quando gli altri fanno festa e bisogna stare bene, per essere affiatati e fare squadra bisogna investire quando non si lavora, in questo modo si viene a lavorare con il sorriso. Poi io li tratto tutti da professionisti come se il locale fosse loro, come è giusto che sia per farli crescere “
“A chi non dà importanza a questa cosa direi di tornare a fare il dipendente”
“La musica ha sempre avuto un ruolo nella mia vita, sono un figlio d’arte, mio padre era un attore di teatro e faceva festival di canzoni classiche napoletane per gli immigrati che erano Svizzera, ha collaborato anche con Orietta Berti, i miei genitori sono stati in Svizzera per 18 anni e sono stati anche negli Stati Uniti, ai loro tempi si andavi lì per lavorare e poi si tornava per costruirsi la casa… la nostra è sempre stata una famiglia unita e determinata”
“Sono anche un musicista, abbiamo creato un gruppo, è iniziata la nostra carriera e abbiamo suonato con i grandi, gli Avion Travel, Pino Daniele e molti altri che purtroppo non ci sono più. Poi abbiamo continuato, abbiamo fatto riprese, abbiamo fatto dischi, di recente abbiamo fatto un film (un documentario di musica), siamo andati in tour in America, siamo stati a Città del Messico, sono stato in Francia, ho girato il mondo, siamo arrivati anche a Sanremo”
“L’ultimo CD che abbiamo fatto è con Jovanotti, siamo stati al Jova Beach party: una figata, 25 mila persone sotto si sentono”
“La musica ti scandisce l’anima, ti dà creatività, la musica è la musica”
“Le mie radici nell’ Enotavola Pino ci sono quasi al 100%, le radici le ho fondate io, come quando cerchi di allevare una barbatella, la pianta dell’uva, io ho messo le radici poi il gruppo l’ha tirata su”
“Quando devo scegliere un prodotto, per esempio un vino, lo faccio sempre assaggiare ai ragazzi, per avere il parere di tutti…io ho la mia idea, la propongo, ma il confronto è fondamentale”
“Se mi devo immaginare l’ Enotavola tra 10 anni me la immagino sempre con questa impostazione, con innovazione certo, perché bisogna stare a pari passo… e magari anche con mio figlio che mi dà una mano”
