Haiku Veneti
(Francesca Paluan e Zia Lauretta)

Gli Haiku Veneti – detti e proverbi – sono piccole guide ai comportamenti quotidiani da mettere in pratica ogni giorno, luoghi comuni in cui s’annida la realtà di tutta una vita. Francesca Paluan, insieme a zia Lauretta, racconta la cultura popolare veneta offrendoci l’occasione di imparare e ricordare quel che siamo stati attraverso il loro concentrato di saggezza, insegnamenti e grande ironia.

Padova Stories Haiku Veneti

Francesca:
Mi presento: mi chiamo Francesca, il mio primo lavoro è quello di fotografa e videomaker. Mi sono diplomata al liceo scientifico e ho intrapreso il corso di laurea in Infermieristica, percorso che dopo ho scoperto non fosse adatto per me. Il mio cammino verso la fotografia si è avviato gradualmente, piano piano, iniziando a collaborare con uno studio fotografico. Attualmente durante l’estate svolgo servizi fotografici ai matrimoni, durante l’inverno invece lavoro a fianco delle pagine social delle svariate aziende che mi contattano. Ho una grande passione per i social network, infatti ho seguito la Mind Accademy di Padova. Seguendo i corsi dell’Accademia ho iniziato a capire effettivamente quali fossero le basi per organizzare e far crescere i propri contenuti sui social. Ho aperto una prima pagina che conteneva foto d’autore, ma solo dopo ho capito che quel genere di scatti non è apprezzato sul mercato dei social network. Non solo i social ne sono saturi ma, soprattutto, la maggior parte delle persone non ne è interessata”

Haiku Veneti è nato un po’ per scherzo e per gioco. Ho iniziato a scattare delle foto in stile “cinematico” cui poi aggiungevo delle scritte, prendendo un po’ in giro lo stile tipico delle foto presenti sul canale Tumblr. Ho deciso di tenere di base quel genere di contenuto, aggiungendoci poi i detti veneti. Invece di fare foto nei luoghi sperduti o nelle grandi città ho deciso di fotografare intorno a Carceri. Ho cercato di rendere newyorkesi le atmosfere del mio paese. In fase di editing aggiungevo il detto veneto. Queste foto inizialmente le caricavo solo nelle mie Stories personali, solo successivamente sono passata alla creazione di una pagina apposita chiamata per l’appunto Haiku Veneti. All’inizio non la tenevo molto in considerazione, quella pagina voleva essere solo un esperimento per vedere se, effettivamente, gli algoritmi  di Instagram premiassero il mio lavoro. Si trattava semplicemente di provare a mettere in pratica le nozioni imparate all’accademia. Non ci ho dato molto peso fino a quando la pagina non ha iniziato ad avere un grande riscontro ed è cresciuta in modo esponenziale. Nel tempo mi sono appassionata e ho iniziato a documentarmi e a studiare i detti e i proverbi veneti. Ho moltissimi libri a riguardo”

Zia Lauretta:
“Ha moltissimi libri, ma io non li guardo neanche!”

Francesca:
Ho perso mia madre quand’ero molto giovane. La mia attaccatura alla cultura veneta è il frutto del mio essere cresciuta con mia zia e mia nonna

Zia Lauretta:
“Quando è mancato mio padre anche io ero molto giovane. Ho preso in gestione il suo negozio, un casoin chiamato Bottega Paulan. C’è un detto veneto che dice “Botega de canton, fà schei ogni mincion” [La bottega d’angolo fa ricco chiunque]: il nostro negozio però non era posizionato all’angolo della strada. Infatti non abbiamo mai guadagnato tanto. Come dico sempre, in quel negozio abbiamo vissuto, abbiamo riso e abbiamo pianto. Ora sono arrivata alla pensione e il rapporto con i soldi è molto diverso: scherzando diciamo che ora i soldi posso anche buttarli via! Ho ricevuto anche una medaglia d’oro dalla Camera di commercio, che mi ha premiata come imprenditrice padovana, per i miei anni di lavoro. Come abbiamo detto, Francesca è cresciuta a stretto contatto con me e la nonna: questa convivenza ha ovviamente messo le basi perché poi lei si appassionasse al mondo della cultura veneta. I proverbi veneti sono il frutto di questo vissuto” 

Francesca:
I detti veneti non finiranno mai, sono pressoché infiniti. La fonte principale di detti e proverbi veneti rimane sempre mia zia Lauretta. Anche se inizialmente non ne ero veramente consapevole, mi sono resa conto di essere un tutt’uno con la cultura veneta. Mi ha affascinata moltissimo, così ho iniziato a studiarla, confrontandomi con docenti e storici del territorio per capirla nel profondo. Questo studio è ancora in corso, non finisco mai di documentarmi. La fonte umana rimane sempre mia zia”

“Una volta terminata la laurea in Infermieristica non avevo abbastanza soldi per trasferirmi in un’altra città. Nonostante tutti mi consigliassero di trasferirmi a Milano per intraprendere la carriera di fotografa, il mio motto era: “Se la vita ti da limoni, fai una limonata!”. Mi sono impegnata moltissimo per poter prendere il meglio dalla mia situazione e, in un certo senso, tirare fuori il coniglio dal cilindro. Mi sono messa alla ricerca di contatti, qui a Carceri. Sono riuscita a trovare un collega fotografo, che possiede lo studio ad Este. Per me lui è stato fondamentale, una figura di riferimento. Mi ha fatto da mentore, mi ha messo a disposizione tutta l’attrezzatura. Ha visto in me del potenziale e ha deciso di investirci e crederci. Mi sono dovuta arrangiare come potevo per farmi conoscere. Il mio collega è un bravo fotografo, anche se ha avuto sempre molte mancanze in termini di capacità di gestire i social network”

Francesca:
“Ho iniziato a lavorare come fotografa nelle discoteche a Padova. Finivo molto tardi e di notte dormivo a casa del mio amico Damiano, che mi ospitava. Damiano l’ho conosciuto grazie ad un’amica che frequentava infermieristica con me. Ringrazio il percorso di laurea in infermieristica perché mi ha donato molti amici. Come fotografa, ho fatto la gavetta in mezzo agli ubriachi. Lavorare in questi contesti mi ha insegnato molto, faccio tesoro di queste esperienze e le sfrutto anche quando realizzo i servizi ai matrimoni. Ho iniziato a seguire il mio collega durante le cerimonie, in veste di secondo fotografo. Ora invece siamo primi alla pari. Un’altra figura fondamentale per me è stato Lorenzo Marangoni: lui mi ha fatto conoscere i ragazzi del Teatro Stabile del Veneto e, con loro, ho iniziato a scattare foto di scena in teatro. Mi sono buttata in queste esperienze senza paracadute, perché mai le avevo fatte prima. Tutt’ora collaboriamo e spesso realizziamo video insieme. Queste conoscenze mi hanno aperto molte porte, mi hanno aiutata ad iniziare e a farmi conoscere. Il mio professore della Mind Accademy mi ha supportata, ha visto in me del potenziale e ha previsto che avrei saputo esprimerlo al meglio. Ancora oggi ci sono persone, qui a Carceri, che non sanno che lavoro faccia: però per me rimangono fondamentali”

“Mi è sempre piaciuto molto studiare, ho sempre studiato molto, sin dal liceo. Pur volendo intraprendere un percorso di studi che comprendesse l’arte e l’ambito creativo, ho scelto di iscrivermi al Liceo Scientifico Ferrari di Este, sia per comodità sia per intraprendere un percorso di studi che fosse completo. Questo Liceo è stato frequentato anche da Giulia Briata. Il Liceo Artistico più vicino sarebbe stato quello di Padova, ma questo avrebbe significato svegliarsi alle 5 per cinque anni della mia vita. Era una cosa infattibile. Ho scelto Infermieristica per cominciare la mia carriera lavorativa a piccoli step, piuttosto di iscrivermi sin da subito a Medicina. Studiare Medicina vuol dire investire otto anni della propria vita nello studio. Comunque, sin dal primo anno di studi avevo già capito che quel percorso non facesse per me, proprio perché non mi permetteva di esprimere la mia grande creatività. Pur essendo sempre stata brava nelle materie scientifiche, è sempre stata evidente la mancanza di quella componente essenzialmente creativa. La mia passione per le materie artistiche l’ho ripresa più tardi negli anni. Anche mio padre è un uomo con una grandissima propensione per la dimensione artistica e, sicuramente, me l’ha trasmessa. Ho coniugato in me la dimensione artistica e il metodo scientifico”

Francesca:
“Dopo la laurea in Infermieristica ho vissuto degli anni molto duri. Ho avuto un periodo di estrema crisi, non sapendo che cosa volessi fare. Ho passato tutta quella fase rimanendo sempre a casa, nella mia stanza. Uscivo di rado, ma quando uscivo andavo a camminare con mia zia. Da quel momento ho iniziato a guardare molti film e ho capito che il mondo della fotografia e del video m’interessavano molto. In quel momento non solo non avevo l’attrezzatura ma non avevo neanche le conoscenze per intraprendere un percorso in quel campo. C’era un oceano tra me in quel momento e la realizzazione dei miei progetti. Ho chiesto a mio padre di investire in una macchina fotografica e lui ha accettato molto volentieri, anche mosso dalla volontà di farmi uscire più spesso di casa. Con la macchina fotografica ho cominciato ad uscire a fare lunghe passeggiate nei campi. Fotografavo qui intorno, facendo solo paesaggistica. Su internet, poi, mi sono messa in contatto con diversi fotografi. Grazie ai loro contatti, guardando le loro foto e le loro pagine ho pensato di poter iniziare anche io a muovere i primi passi in questo mondo. Volevo essere brava, dimostrare la mia grande creatività. Volevo, in un certo senso, giustificare i miei mesi di assenza e la perdita di tempo con la mia bravura. Quella parte della mia vita – negli anni 2017/2018 – è stata forse la più difficile. È molto dura quando senti di avere, dentro di te, un obiettivo, ma ancora nessuno ci crede

C’è ancora molta strada da percorrere per arrivare agli obiettivi che mi prefiguro. Come per i grandi fotografi, vorrei che anche la mia fotografia d’autore arrivare ad avere una particolarità tutta sua. Posso ancora migliorare, sia con la fotografia dei matrimoni, sia con la mia fotografia d’autore. Voglio investire in questi due ambiti

“Ho iniziato un nuovo progetto, qualche anno fa, e si chiama “Rural Life”: si tratta di fotografia di strada, mista a reportage. È fotografia di queste zone, di Carceri e dei paesi circostanti. A volte esco con mia zia e, quando si incontra con le sue amiche, scatto foto in quelle occasioni, che sono molto speciali. Questo progetto vorrei che sfociasse, poi, in un libro o in una mostra

Francesca:
“Sono partita per Roma: con il mio collega siamo arrivati tra i finalisti del concorso di Street Photography, con la giuria di Bruce Gilden. Sono veramente molto orgogliosa di questo traguardo, mai avrei pensato che un fotografo di fama mondiale avrebbe giudicato una mia foto”

“Credo che vivrò sempre in Veneto, in queste zone. Potrei rimanere qui a Carceri, oppure spostarmi a Calaone, un monte che conta pochissimi abitanti, da cui si ha una splendida vista sulla bassa padovana. Non voglio andarmene di qui, anzi, sto cercando di intrecciare sempre più rapporti con le persone del posto, con le persone che hanno aziende qui. Credo fortemente nel progetto di miglioramento di questa parte del Veneto che molto spesso è lasciata in disparte e non calcolata

“So che i nostri follower arrivano anche dall’estero, quando qualcuno ci contatta da così lontano è veramente una grandissima soddisfazione per noi”

I punti di forza di Carceri sono: l’Abbazia e mia zia, che è un personaggio storico! Quando ero piccola e incontravo delle persone nuove che mi chiedevano chi fossi, io rispondevo “sono la nipote di Lauretta” e loro capivano. È una donna molto amata

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