House of Games
(Mattia Bucci, Stefano Stievano)

In un piccolo angolo di Padova, Mattia e Stefano hanno aperto un negozio dedicato a uno dei più grandi piaceri dell’essere umano: la convivialità. Attraverso i giochi da tavolo, invitano tutti a riscoprire la gioia dello stare insieme e, perché no, di mettere anche alla prova le nostre amicizie.

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Stefano: “Abbiamo aperto il 14 maggio 2022, una mossa da folli. I giochi da tavolo ci sono sempre piaciuti ed era il momento giusto per entrambi di fare qualcosa che ci piacesse, sebbene rischioso”

Mattia: “La storia nel dettaglio è questa: quando l’azienda per cui lavoravo ha deciso di punto in bianco di chiudere i punti vendita in praticamente tutto il mondo e di ricollocare tutti tranne i manager, mi sono ritrovato a casa. In quei mesi ho avuto la possibilità di pensare e scegliere se ributtarmi nella grande distribuzione oppure provare a fare qualcosa di mio. Nel frattempo ho conosciuto Stefano grazie al fatto che lui è sempre stato un content creator e ha sempre lavorato nel mondo dei blog e di internet. Condividevamo la passione per i giochi da tavolo e quando ho scoperto che era di Padova, l’ho contattato e gli ho chiesto se gli andasse di fare qualche partita. Anche lui usciva da un rapporto di lavoro di circa cinque anni. Lavorava in un Escape Room qui a Padova, dove faceva il game master, cioè spiegava le regole, dava indizi e ripuliva la stanza”

Stefano: “Eravamo tutti e due in un momento libero e quindi ci abbiamo provato. Dal 2017 ho un blog, dove faccio recensioni, scrivo, realizzo video. Dato che maneggiavo già un po’ queste cose e avevo rapporti con varie aziende, la nostra realtà si presentava come un’idea più facile da intavolare e da gestire”

Mattia: “È nata proprio come passione, per la volontà di portare qualcosa che appartenesse ad un mercato sicuramente di nicchia, non si va tutti i giorni a comprare un gioco da tavolo. Secondo noi c’era spazio nella realtà di Padova, con un’università così grande e importante, anche perché è presente solo un’altra grande realtà decennale, che però si trova proprio in centro storico. Ci piace talmente tanto che in realtà è stato anche selezionato: noi, infatti, non ci riteniamo un negozio generico di giochi da tavolo, carte da collezione e giochi di ruolo, ma siamo specializzati in giochi da tavolo proprio perché siamo più ferrati. Abbiamo deciso, al di fuori del business, di portare qualcosa in cui crediamo e che conosciamo veramente. Ecco perché non c’è la presenza di altro materiale che normalmente si trova nei negozi specializzati”

Stefano: “L’obiettivo è far giocare le persone, far conoscere il mondo dei giochi da tavolo e far divertire”

Mattia: “Ed è per questo che non abbiamo una vendita online al momento, ma vogliamo che la gente venga qua e si conosca. Vogliamo creare community: ecco il perché dei tavoli totalmente gratuiti e una libreria di giochi, che viene anche dalla nostra libreria personale, a disposizione dei ragazzi che vogliono giocare. Devo dire che già in un anno abbiamo visto di tutto: amori nascere, amori finire, litigate. Per fortuna ci sentiamo un po’ “zii” dei ragazzi della zona, che vengono da noi anche a confidarsi. Entriamo, insomma, in una situazione conviviale”

Mattia: “Proponiamo anche delle serate a tema dove non c’è gioco libero, ma minigiochi pensati da noi e legati da un filo conduttore. In un’occasione c’era la serata crime, che prevedeva l’invio di indizi tramite Whatsapp. A fine della serata, gli otto partecipanti della squadra hanno detto: “ Perchè non rimaniamo in contatto tramite gruppo Telegram, che è più comodo?”. Ebbene, questo gruppo Telegram, in cui si parla principalmente di giochi da tavolo e ci si mette d’accordo per giocare, da otto è diventato di più di trecento persone!”

“Noi siamo sempre disponibili a giocare con i ragazzi, diciamo sempre che non è necessario dover organizzare per forza grandi eventi o grandi gruppi. Anche se si viene da soli, ci siamo noi: c’è sempre modo di giocare, che è un po’ il punto cardine che volevamo raggiungere. La fisicità del gioco da tavolo, d’altronde, non è sostituibile, perché altrimenti diventerebbe un videogame. Abbiamo deciso di tenere questa cosa del “divertimento in scatola”, del divertimento persona-persona, soprattutto anche dopo il Covid. La pandemia ha sicuramente aiutato il mondo dei giochi da tavolo, perché quando la gente si è trovata a casa ha rispolverato i vecchi “Cluedo”, “Risiko” e “Monopoly”. Inoltre, ha fatto capire che in realtà non esistono solo questi tre titoli, ma che ce ne sono anche tanti altri”

Stefano: “Ne escono circa 1000 all’anno nel mondo, questo mese ad esempio ne sono usciti circa un’ottantina”

Mattia: “C’è da giocare tanto e Stefano deve anche studiare molto: facendo le spiegazioni, è importante capire bene le regole dei vari giochi, anche perché se non conosciamo bene un prodotto, poi è difficile spiegarlo e venderlo agli altri. Abbiamo anche un reparto usato con giochi di seconda mano, che permettono di liberare un po’ la libreria di alcuni da giochi brutti o da giochi che non si usano più”

Stefano: “L’idea nasce dopo aver visto foto di cassonetti con dei giochi buttati: questa cosa fa male e quindi abbiamo pensato, visto che era una cosa che mancava qui, di creare una sorta di punto di raccolta o “punto adozione”. Li chiamiamo, infatti, “giochi adottati” o “adottabili”, perché è possibile far trovare loro una nuova casa o qualcuno che “li possa rendere ancora felici””

Mattia: “La logica è quella di riportare in vita giochi che magari per qualcuno sono perle e per altri sono polvere, oltre a permettere di liberare spazio, che fa sempre comodo. Quello che per me può essere un ottimo gioco per te può essere ingiocabile, perché non ti piace o perché il tuo gruppo non lo usa. La maggior parte dei problemi viene dai gruppi, fondamentalmente: magari compro dei giochi meravigliosi e poi mi ritrovo da solo a giocarci”

Abbiamo un genere di giochi preferiti in comune, che è quello dei giochi con i ruoli nascosti, dove devi bluffare e fare finta di essere qualcun altro. Stefano è il re del bluff. Abbiamo giocato a Modena a “In alto i calici!” e per la prima volta io sono riuscito a fregarlo: è stato bellissimo!”

Il mio titolo preferito al momento è “Unmatched”, che è un gioco di lotte e combattimenti dove ci sono vari personaggi fantastici (Alice, Re Artù, Medusa…), che con un mazzo specifico di carte combattono dentro ad un’arena: è un gioco veloce, di tattica e asimmetrico, nel senso che ogni personaggio e ogni fazione è diversa”

Stefano: “Eliminando tutti i giochi di Harry Potter di cui sono molto fan, a me piacciono molto i giochi investigativi di nuova generazione, quelli che ti permettono di essere al centro del gioco, usando internet e oggetti multimediali, facendo ricerche in giro, inviando mail, facendo e ricevendo chiamate”

Mattia: “Questi giochi buttano giù totalmente la quarta parete: tu sei immerso nel gioco e libero di fare quello che vuoi. Ad un certo punto, infatti, pensavo che la polizia venisse a casa a prendermi perché stavo facendo delle cose che secondo me non potevo fare, ma che in realtà dovevo fare. Stavo iniziando ad hackerare dei siti internet, invece faceva parte del gioco”

Stefano: “Sono presenti vari oggetti fisici, i vari documenti, le mappe, volantini, foto, che però diventano multimediali”

Mattia: “Le prime domande che poniamo ai clienti che ci vengono a chiedere un consiglio riguardano proprio la tipologia e il gruppo. È il gruppo che fa il 90% del gioco, nel senso che se non hai un gruppo convinto e coinvolto, non ti diverti nemmeno tu. Ci sono tanti giochi che ho dovuto portare indietro e non utilizzare più, perché non avevo un gruppo con il quale utilizzarli. Le prime cose che chiediamo, quindi, sono: con chi si gioca, in quanti si gioca e se la serata che si decide di organizzare è in funzione del gioco oppure, ad esempio, si sta bevendo qualcosa e viene detto “facciamo un gioco?”. Ovviamente sono due tipi di azioni diverse”

Mattia: “Io ho i ricordi degli anni ’80. Il trittico che andava in quegli anni era “L’isola di fuoco”, “Brivido” e “Hero Quest”: erano i tre giochi che ogni bambino di quegli anni sognava a Natale. “L’isola di fuocoera fondamentalmente una riproduzione 3d di un’isola con vulcano, che da bambino sembrava enorme, al cui interno il tuo omino, dopo aver tirato un dado, doveva muoversi attraverso le caselle. Ad un certo punto dal vulcano uscivano delle biglie, che rotolavano giù lungo alcuni sentieri. Se venivi colpito dovevi tornare indietro, e lo scopo era di recuperare un misterioso gioiello, senza che gli altri giocatori te lo rubassero. Era molto semplice, ne hanno fatto una riedizione recentemente, ancora più grande”

“Poi c’era “Brivido”, costituito da una plancia con due muri sopra che formavano una casa di quattro stanze a forma di bara. I personaggi decidevano di entrare nella casa infestata, muovendosi tra le caselle. Tirando i dadi, però, poteva accadere che si dovesse inserire un teschio che brillava al buio al centro della casa. Da lì poteva cadere una pallina in uno dei quattro lati, azionando una trappola che si muoveva fisicamente: cadeva un’ascia, si muoveva uno specchio oppure la pallina rotolava giù per le scale”

HeroQuest”, infine, è stata una sorta di anticipazione di Dungeons&Dragons in formato “da tavolo”: fondamentalmente con una mappa del gioco avevi la possibilità di entrare, esplorare nuove stanze e combattere i mostri”

Stefano: “In casa eravamo in tre fratelli, quindi il mio primo ricordo legato ai giochi da tavolo è dai cuginetti a giocare ad Indovina chi?”, un grande classico. Quando sono diventato un po’ più grande, intorno ai 12-13 anni, con le prime mance messe da parte mi sono comprato “Chi vuole essere milionario?”, che ho ancora oggi. Da lì, quando mi sono reso più indipendente, ho cominciato ad entrare nel tunnel e a non uscirne più”

Mattia: “Io i giochi da tavolo li prendevo anche per stare in compagnia, perché non avendo fratelli, cercavo di coinvolgere in questo modo i miei amici”

Stefano: “I giochi da tavolo sicuramente stanno prendendo piede, stanno uscendo dalla nicchia per diventare sempre più popolari, fortunatamente. Questo anche grazie al Covid, che ha fatto riscoprire il valore del trovarsi insieme. Ovviamente ci auspichiamo che sia sempre più così e che le persone siano sempre più interessate. Quello che vediamo è che effettivamente la gente è curiosa, quindi vuole scoprire, provare e giocare sempre a cose nuove. Direi che i presupposti ci sono”

Mattia: “Diciamo che adesso essere nerd non è più da “sfigati” come prima. Essere nerd oggi è sicuramente più “accettato”: prima se i “fighi” giocavano a D&D lo facevano di nascosto, adesso invece lo dicono serenamente. Inoltre, devo dire che anche film e serie tv hanno aiutato: “Stranger Things”, per esempio, ha portato tantissimo il gioco di ruolo e l’idea di D&D a diventare più popolare”

Stefano: “Si, questi casi stimolano davvero la curiosità. Ci è capitato, ad esempio, che venissero dei ragazzi chiedendoci “del gioco a cui stanno giocando in Stranger Things”

Mattia: “Ci tengo a dire che stiamo cercando di creare una community il più inclusiva possibile. Uso la parola “inclusiva” con attenzione, perché adesso sembra che sia necessario dirlo per forza: noi siamo inclusivi e lo siamo sempre stati. Vogliamo che questo sia un punto di ritrovo per divertirsi, indipendentemente da qualsiasi sentimento si abbia. Cerchiamo di avere una rampa per fare entrare persone con la sedia a rotelle, abbiamo un incontro con generazioni nuove che fanno parte di tutto quel mondo che io stesso sto imparando a conoscere, come ad esempio il discorso dei pronomi. Ci tengo a sottolinearlo, perché mi sta particolarmente a cuore”

“C’è come uno scatto per l’utilizzo dei giochi in scatola nella fascia d’età universitaria. Forse perché, durante il liceo, vivi ancora in famiglia, mentre con l’università entri in un mondo alla “Friends” dove vivi con altra gente e tutto sembra un campus dove hai tempo libero in più che puoi gestire”

Stefano: “Esattamente in questo periodo, ci capita che arrivino persone che si sono appena trasferite e cercano qualcuno da conoscere. È bello che capiscano che questo possa essere un punto di aggregazione e d’incontro”

Mattia: “Parlando di universitari, partiremo con delle promozioni dedicate a loro, come “Work hard, play hard”, dove in base al voto che prenderai avrai uno sconto: più studi e più potrai permetterti di farti un regalo. Non è la prima volta che usano i nostri tavoli anche per studiare. Durante l’inverno le aule studio sono piene e magari rumorose, siccome qui è tranquillo, a volte si appoggiano. Siamo molto contenti che ci prendano come riferimento da questo punto di vista”

Stefano: “Io rappresento di più la “parte tecnica”: spiegare le regole dei giochi, farli conoscere, porre attenzione sulle novità che mi possono sembrare interessanti. Mi occupo principalmente del lato del gioco stesso”

Mattia: “Io, grazie alla mia esperienza nella vendita, sono magari un po’ più organizzativo dal punto di vista commerciale, con allestimenti e idee. Io sono un vulcano di idee e Stefano mi calma un po’. In linea di massima, abbiamo le stesse competenze con degli accenti su quello che è il nostro background: lui sicuramente ha più competenza nel gioco, io magari sono più grafico, lui poi è un po’ più organizzativo dal punto di vista economico: ci compensiamo”

Stefano: “L’apoteosi della nostra commistione avviene sicuramente nelle serate che organizziamo. Essendo pensate da noi, è ovviamente necessario mettersi d’accordo”

Mattia: “Cerchiamo di spronarci a vicenda, ci aiutiamo e ci supportiamo. Il bello di lavorare in proprio è anche quello, avere una certa flessibilità a fronte comunque di una fiducia reciproca”

Stefano: “Abbiamo un po’ di idee in cantiere che possano permettere di coinvolgere l’ambiente circostante al negozio, facendo conoscere alcuni posti”

Mattia: “Inizia per noi adesso la fase fondamentale del nostro progetto: siamo partiti da un anno e mezzo, adesso è come se partisse il “secondo ciclo”. Non abbiamo più l’effetto novità, ma non navighiamo nemmeno più a vista: già da quest’estate, abbiamo inserito un po’ di snack e il frigo all’ingresso e inizieremo ad aprire anche le domeniche. Adesso capiremo quale sarà il futuro del negozio

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