Merceria e dintorni è un negozio di quartiere che ha la particolarità unica di essere una merceria specializzata nella realizzazione del Patchwork, un’attività che conta tantissimi appassionati in tutto il mondo. Miriam e Silvia, le due titolari, comprano le loro stoffe direttamente dall’America e dispongono di un campionario con oltre 2000 fantasie. La loro professionalità e la qualità del servizio offerto ha fatto sì che Merceria e dintorni sia arrivata ad avere un proprio stand presso il punto vendita padovano del gruppo OVS.

Miriam: “Sono Miriam Fiorin e insieme alla mia amica e socia Silvia nel 1998 abbiamo deciso di aprire un negozietto: una merceria creativa. All’inizio non avevamo ancora tutti questi tessuti ed è stato un lavoro di crescita. Il nostro primo negozio era di circa 16 mq ed era ubicato nella via principale. E’ stato un po’ un esperimento, perché entrambe proveniamo da ambienti diversi da quelli commerciali. La mia esperienza lavorativa era quella di contabile, dove non c’era nulla di creativo, mentre Silvia invece era una restauratrice di affreschi”
Miriam: “Il patchwork è stato introdotto quasi subito nel nostro negozio, io stessa avevo un’ insegnante in quel periodo che mi stava aiutando ad imparare questo mestiere. Quando il negozio ha aperto, abbiamo cercato di puntare su qualcosa di alternativo, anziché essere la classica merceria di quartiere con filo e bottoni. Un percorso che ci ha portato a far diventare il patchwork anche la nostra passione. C’è voluto del tempo per riuscire ad arrivare a circa 2000 tessuti, mi ricordo che eravamo partite con un piccolo campionario di 30”

Silvia: “Mi chiamo Silvia Rioni Volpato. La mia attitudine alla creatività è iniziata fin da bambina, cucivo infatti tutti i vestitini alle mie bambole. Io mi definisco una quiltista, amo il patchwork, soprattutto se utilizzato per l’arredo casa e ogni tanto realizzo qualcosa di abbigliamento, ma che non segue le regole della sartoria”
Silvia: “Le nostre clienti sono per lo più “quiltiste”, ovvero realizzano Quilt e infatti ci siamo specializzate nelle vendita di tessuti. I nostri clienti arrivano da tutta italia, ma la maggioranza ci conosce grazie alle fiere. Una tra le più belle in cui partecipiamo è sicuramente quella di Vicenza chiamata Abilmente, la fiera della creatività. E’ una delle fiere più importanti d’Italia che dà molto spazio alle creative che realizzano mostre con le proprie creazioni. Anche noi abbiamo avuto l’opportunità di esporre un nostro lavoro collettivo, realizzato assieme alle nostre clienti e chiamato “Il Giardino di Silvia”. I fiori sono ispirati ai disegni di Lynette Jensen, una quiltista americana. Anche se traiamo ispirazione da fonti esterne, cerchiamo sempre di mettere la nostra firma a qualsiasi progetto. Farsi ispirare fa sempre parte del processo creativo, ma l’importante è saper personalizzare con il proprio tocco quello che facciamo. Anche la fiera Creattiva di Bergamo negli ultimi anni è cresciuta molto e ci ha dato modo di farci conoscere sul territorio lombardo”
Miriam: “Il gruppo Oviesse (OVS) nei suoi punti vendita ha creato delle collaborazioni con le mercerie di ogni città. Siamo state scelte tra tanti candidati perché siamo riuscite a differenziarci. Nella vetrina dell’Oviesse di Padova sono esposte delle nostre creazioni e all’interno abbiamo il nostro corner con un servizio di cucito creativo e di merceria. Dentro l’OVS realizziamo dei corsi, che proponiamo da sempre anche nel nostro punto vendita. Grazie al fatto di essere esposte in vetrina ci sono parecchi nuovi clienti che comprano direttamente i nostri manufatti o che li ordinano, però ci piacerebbe che le persone provassero a mettersi di più in gioco!”
Miriam: “In Italia è presente una associazione nazionale chiamata Quilt Italia e in tutto il Veneto ci sono tantissime associazioni di Patchwork. Treviso ne ha due, Vicenza ne ha tre e Padova una. Quilt Italia, prima del Covid, organizzava una volta l’anno verso settembre il “Quilt Day” del Veneto, evento a cui partecipano tutte le iscritte e in cui le associate propongono un lavoro da fare insieme. Era un evento in cui si potevano mostrare i propri manufatti individuali, raccontando la loro storia. Era un bellissimo momento di aggregazione e condivisione, dove le varie associazioni si univano”

Silvia: “La prima associazione è nata nel nostro negozio. Avendo poi noi l’attività, abbiamo deciso di non proseguire, onde evitare il cosiddetto conflitto di interessi. Vogliamo piuttosto essere un punto di riferimento per tutti gli appassionati. L’associazione di Padova “Passione Patchwork” si è adoperata a realizzare moltissime mostre a Padova, anche alla Rinascente quando questa era ancora aperta. Hanno realizzato delle creazioni su Galileo e Belzoni ed ora dal 14 maggio fino al 4 giugno partecipano ad una mostra su Mantegna presso la Chiesa di San Gaetano. Il loro è il cosiddetto Patchwork pittorico”
Silvia: “Per chi vuole affacciarsi a questo mondo, consigliamo di iniziare dalla realizzazione di oggetti piccoli, ma rimane indispensabile la macchina da cucire. Nei nostri corsi c’è una macchina a disposizione, ma bisogna averne una anche a casa per esercitarsi. Esiste la possibilità di creare un patchwork a mano, che è una tipologia di lavoro affascinante, ma è anche molto lento. Chi frequenta un buon corso base, impara ad essere autonomo, a saper riprodurre progetti e in seguito realizzarli”
Miriam: “Quando abbiamo iniziato la nostra attività, per introdurre la presenza di qualche uomo, offrivamo la possibilità di seguire i nostri corsi gratuitamente. C’è una mentalità mediterranea che questo sia un hobby sia prettamente per il mondo femminile ed invece è un lavoro di cucito che può essere davvero per tutti. Tant’è che i lavori di patchwork realizzati da alcuni dei nostri clienti maschi sono risultati incredibili e con un gusto stupefacente. E’ una questione di mentalità, perché all’estero, il punto croce, il ricamo sono praticati anche dagli uomini e hanno anche una funzione antistress. In Italia esiste un gruppo maschile che pratica la maglia e cucito che si chiama “Magliuomini”.
Miriam: “I tessuti che abbiamo sono di fattura americana, ma li non acquistiamo direttamente dai produttori, ci appoggiamo ai loro distributori, che sono delle aziende italiane oppure ad aziende straniere che importano i loro prodotti.
Il tessuto americano è un articolo di grande qualità, perché viene trattato in modo diverso da come viene trattato il cotone italiano. Le sue caratteristiche principali sono in primis la morbidezza: nonostante sia allo stesso tempo duttile e resistente, non cala dopo il lavaggio, perchè le aziende manifatturiere durante la produzione pretrattano il cotone per non farlo ritirare durante il lavaggio (a differenza di quello italiano che in genere tende a restringersi). La solidità dei colori e le nuances restano vivide ed inalterate nel tempo e soprattutto non stingono o macchiano durante il lavaggio. E’ un cotone che si adopera proprio per le creazioni del patchwork. L’unica cosa che teme, come tutti i tessuti, è il sole”
Miriam: “Il Patchwork è un’arte tessile da sempre esistente (già dai tempi dell’antico Egitto), ma consolidata negli anni della colonizzazione in America. Nei tempi passati venivano realizzati interamente a mano, con una mole di lavoro di ore e ore. Il Patchwork nasceva dal riciclo di pezzi di stoffa, che si univano successivamente per creare ciò di cui le persone avevano più bisogno. Per cui quando ci ritroviamo manufatti del 1800, ancora in buone condizioni, questi acquisiscono un grandissimo valore”
Miriam: “Nel 2004 sono stata ad una mostra in Olanda sul Patchwork, dove ho visto dei pezzi realizzati a mano in Giappone nel 1200/1300. Questi lavori erano talmente preziosi che di fianco ad ognuno di essi c’era una persona che li controllava e che con i guanti toccava il Quilt per fartelo vedere meglio, ma era assolutamente vietato avvicinarsi. Il valore minimo partiva dai 6/7.000 euro. Sono sostanzialmente dei pezzi d’arte, che come tutti gli oggetti d’arte soggettivamente possono entrare nelle nostre corde o meno”

Miriam: “Tutti i lavori manuali tra cui chiaramente anche il patchwork possono aiutare a livello psicoterapeutico, perché mettono in moto nella nostra testa un filo conduttore che collega mani, movimenti e pensieri. Tutti i problemi in quel momento scompaiono, perché la concentrazione è focalizzata unicamente su cosa stiamo facendo. Durante il lavoro ci si riesce ad estraniare dai problemi e dall’ansia quotidiana. Lavorando con i colori, come un pittore, abbiamo a disposizione un materiale che riesce farci stare bene. Il colore, infatti, gioca un ruolo fondamentale sul nostro umore. L’influenza dei colori sull’organismo si chiama cromoterapia ed è la disciplina che afferma che i colori sono onde di energia che agiscono sull’uomo a livello fisico, mentale ed emozionale”
Miriam e Silvia: “Crediamo che la forza della nostra attività sia la condivisione, che per noi è commerciale, ma per tanti è ludica. Quello che ci ha dato questa attività in questi anni è stata una ricchezza enorme. Anche quando ci è capitato qualcosa di negativo a livello personale, abbiamo ricevuto tanta solidarietà dalle nostre clienti. D’altra parte qui sono nate molte amicizie, soprattutto tra noi e le nostre clienti. È valsa la pena aprire il negozio solo per questo!”
