Il tempo si ferma là dove noi procediamo. In un momento, il tutto. Rimanere in ascolto del mondo per aprirsi all’immenso potere del pensiero creativo. Con le sue riflessioni Marco Lucino – artigiano ideatore di Revolù Art – risveglia nell’animo il desiderio di evadere dalla ferma struttura del quotidiano, abbracciando la sfrenata illogicità che della vita sa cogliere ogni frammento.

“Io sono un artigiano, la mia vita è sempre stata centrata a Roma ma da quando ho iniziato a creare gioielli ho iniziato a viaggiare. L’esigenza di viaggiare c’è sempre stata e questa vita me lo ha permesso. Sono circa 10, 11 anni che almeno due mesi all’anno sto a Padova e così anche in altre città”
“Sì, Revolù art nasce per l’esigenza di viaggiare e di raccontare le mie emozioni. Prima di questa vita facevo l’elettricista, lavoravo dal lunedì alla domenica, tutti i giorni, ma dopo anni di questa vita mi sono reso conto che non mi piaceva”
“Mi sono fermato e ho avuto la fortuna di farmi le domande giuste al momento giusto e capire cosa volevo fare. Ho ricominciato da capo, mi sono lanciato verso l’ignoto e oggi mi sento fortunato, questa strada mi rispetta“
“La passione per l’artigianato nasce per caso. Quando facevo l’elettricista mettevo sempre gli scarti di rame da parte, perché mi intrigava molto come metallo. Dopo anni ho pensato di farci qualche bracciale, per qualche amica…ho iniziato a giocarci senza pretese”
“Poi, sempre per gioco, ho iniziato a partecipare a qualche evento, ho visto com’era l’interazione con la gente e mi ha entusiasmato. Ho davvero capito che se mi fossi strutturato a dovere, il mio progetto poteva funzionare. Revolù art è nato con la voglia di esprimere quello che avevo dentro. Ed è ancora oggi così, per fortuna”
“Inizialmente ho voluto sviluppare il progetto artigianale per esplorare me stesso. Per vedere anche cosa la vita poteva darmi senza un lavoro canonico. Prima non avevo tempo di far nulla“
“Negli ultimi anni sto cercando di diventare più serio, sto pensando al brand, sto pensando ad aprire un’attività fissa in una città europea, insomma proprio in questo momento sono in pieno fermento creativo!”
“Io viaggio e lavoro con i gioielli: ciò che mi piace di più è vederli addosso alle persone. I miei gioielli raccontano esperienza, viaggi, emozioni, tutto a modo mio. Poi a Roma ho uno studio, lavoro molto con l’interior design e il riciclo”
“Faccio anche piccole sculture che nascono forse dalla mia parte più cupa. Quando succede qualcosa di particolarmente brutto, che smuove la parte un po’ più nera di me, metto tutto nelle sculture. Questa parte la esprimo solo qui, non c’è nulla di cupo nei gioielli o nell’interior design”
“Con Revolù art, alla fine, io produco i miei sentimenti. Ti faccio un esempio: c’è una collezione fatta con la sabbia del mare. Durante un viaggio su alcune isole dell’Oceano Indiano, sono stato un mese e mezzo disperso lì. Su queste spiagge puoi recuperare un po’ di sabbia, non tantissima. La portai con me, senza pretese. Durante il viaggio però sentii nostalgia del mare, mi manca sempre, anche d’inverno. Io non sono nato al mare eh, Roma sta a 30km dal mare! Fatto sta che quando sono tornato è stato molto naturale parlare di questa mia nostalgia, di questa mia emozione e quindi ho deciso di racchiudere il mare in un ciondolo e da lì è nata una collezione. Altre collane le ho disegnate durante dei viaggi, ma questa racchiude davvero un’emozione, per me, tra le più belle“
“La prima soddisfazione che mi ha dato questo lavoro è stato poter dire: «Okay lavoro 4 mesi per vendere, altri 3/4 mesi li uso per la produzione e il resto del tempo viaggio senza nulla, uso il tempo solo per viaggiare»“
“Con il Covid ho iniziato a raccontare altre parti di me, dal momento che non potevo muovermi e viaggiare. Ho creato così delle collezioni sul prendersi cura di sè, sulle relazioni importanti, sull’equilibrio tra mente e corpo”
“Penso alla mia collezione sugli acrobati: sono personaggi che hanno paura del vuoto ma provano a stare sospesi. Così io, creando i gioielli, vengo a contatto con alcune parti di me e le esorcizzo. E’ bello! Da viaggio esterno è diventato sempre di più un viaggio interno“
“Con lo Sherwood collaboro dal 2012, il mio progetto era appena iniziato, lo Sherwood mi ha coltivato. E’ stato subito amore. Il loro modo di fare socialità, il loro modo di far politica corrispondeva a parti di me. All’inizio è stata un’attrazione per la musica, ma da lì l’amore mi ha portato a fare cose molto più grandi e a prendere scelte più politiche nella vita. Sherwood è quell’evento a cui non riesco a mancare, la sento come una famiglia e questa cosa mi riempie”
“Da piccoletto ero solo, quindi le mie famiglie me le sono sempre dovute creare, con gli amici, i posti che frequento. Non è solo lavoro, è qualcosa di più profondo”
“Dentro di me sento che gli artigiani sono in controtendenza, una vera fortuna! Il mio progetto è una goccia nell’oceano giusto. Il mio banchetto, a prescindere dalla vendita, deve essere un momento di pausa”
“Sono 12 anni che faccio questa vita e ho imparato ad avere pazienza, mentre sento che tante persone sono vittime di un tempo veloce imposto. Il mio modo di fare mi porta a riflettere su altri tempi, altre logiche, oltre a quella mercato-soldi-guadagno”
“Mi piacerebbe che tutti, a prescindere dal tempo che ci detta la vita tutti i giorni, riuscissero a trovare un attimo di riposo per loro, per guardare cosa hanno intorno, per ascoltare una persona vicina…piccole attenzioni, piccole cose che possono mettere il buon umore. Il legame con l’altro è importante, non è tutto un andare di corsa e non avere tempo per nessuno!”
“Dentro i miei lavori c’è questa ricerca, nei pezzi c’è il tempo della mia vita. Alcuni pezzi sono nati in un secondo, altri in due anni, ma ogni pezzo richiede tutto di me e non mi pesa”
“Dopo un viaggio di solito sono un fiume in piena e si entra in laboratorio! Ogni pezzo fa volare la mente, è una mia esigenza viaggiare e poi, con l’inconscio smosso, inizio a creare. Tutto quello che sono lo vedi sul mio tavolo”
