Spotlight Closet (Federica Conz)

Passione, obbiettivi e voglia di farcela: questa è Federica Conz, titolare del negozio di abbigliamento Spotlight Closet, famoso per i suoi look giovanili e di tendenza che spopolano tra le giovani donne. Federica però è molto più di questo, è una ragazza appassionata di fotografia e imprenditrice Under 30 che con una forza straordinaria, assieme al compagno Gabriele, ha dato vita a questa attività per dimostrare a tutti che se la voglia di fare c’è, tutti possono farcela. Modello d’ispirazione per molte giovani ragazze, dimostra giorno dopo giorno che con gli obiettivi giusti, la caparbietà, la trasparenza e il coraggio di essere sé stessi si può fare molto, anche oltre i limiti che la società cerca di imporre.

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“Facevo la fotografa a livello professionale, realizzavo servizi fotografici di ogni tipo: matrimoni, shooting per bambini, per modelle, still life, capi d’abbigliamento e molti altri”

“Ero molto giovane quando ho iniziato ed ero anche molto brava, ma purtroppo queste due cose insieme non vanno troppo d’accordo: essere giovani in ambito fotografico significa per molte persone essere inesperti”

“Io e Gabriele, il mio ragazzo nonché mio socio, avevamo uno studio fotografico a Cadoneghe, fatto nascere grazie ai pochi soldi che avevamo. La nostra clientela era principalmente composta da famiglie che chiedevano la realizzazione di shooting a partire dai matrimoni passando ai bambini, mamme in gravidanza ecc. Io cercavo sempre degli abiti di scena per poter variare le fotografie il più possibile”

“Ho cercato delle collaborazioni con varie boutiques a Padova ma dai negozianti ho sempre ricevuto rifiuti; ci sono rimasta male a tal punto da arrabbiarmi e quando mi arrabbio è il momento in cui creo qualcosa che molto spesso diventa qualcosa di bello”

“Il desiderio di lavorare come fotografa era nato perché non riuscivo a trovare un fotografo che non volesse togliere i vestiti alle ragazze, così avevo deciso che sarei diventata io la fotografa che non faceva svestire le modelle… e così è stato”

“Con la fotografia sono rimasta bloccata per tre anni perché vendere vestiti e vedere le persone uscire dal negozio felici, mi dava una gioia talmente forte che aveva completamente sopito la gioia che mi dava fotografare una persona. In questo negozio ora però, posso anche fare la fotografia nel modo in cui desidero, mi consente di tenere aperto il negozio mentre nella stanza al piano di sopra io scatto foto indisturbata”

“Ho sempre trovato affascinante il fatto di poter immortalare un momento, ho sempre avuto una passione per i ritratti e le persone: sono sempre stata sensibile alla bellezza femminile, amo la sinuosità, l’armonia e la forma del corpo femminile in particolare”

“Il problema della fotografia oggi è che spesso viene apprezzata quando rappresenta l’aspetto erotico delle donne, io voglio rappresentare l’aspetto romantico e femminile! Molti fotografi pensano che la loro foto riceva un sacco di like perché è bella, in realtà il pubblico apprezza solo il fatto che la modella sia nuda”

“Io mi impegno sempre a valorizzare tutti i corpi, tutte le carnagioni perché penso che la bellezza abbia mille volti e mille colori, il problema è che quando ti trovi costretta a scegliere fra i vestiti che propongono gli altri sei estremamente limitata. Provo a valorizzare ogni ragazza che si rivolge a noi, cerco di andare incontro alle esigenze delle forme ma devo accontentarmi di quello che trovo dai fornitori. Loro non tengono conto della body positivity, vendono spesso taglie uniche che però non vanno bene a tutte le taglie e tendono a privilegiare le taglie piccole”

“Credo che nessuno abbia una vita perfetta, quando ti metti in mostra sui social devi essere in pace con te stessa prima di tutto perché dietro lo schermo ci possono essere persone che ti ammirano o i tuoi peggiori nemici, devi quindi sapere chi sei ed essere molto solido in questo”

“Io sono una persona abbastanza solida, so chi sono e so che sto bene con me stessa, non mi vergogno a farmi vedere con lo shampoo in testa, con i brufoli, etc etc. Penso che le influencer truccate e modificate da filtri sui social non hanno più l’appeal di una volta e credo che la vera differenza la faccia il fatto che dietro lo schermo c’è una persona normalissima e questo è più interessante di un personaggio costruito lontano dalla quotidianità”

La mia forza è nelle persone che mi vogliono bene, Gabry, la mia famiglia, le persone che lavorano con me e in quelle che sono pronte a sostenermi”

“Con le ragazze con cui lavoro mi rapporto come una sorella maggiore: consiglio sempre loro di imparare a fare cose nuove, sono fondamentali, cerco di tramandare ciò che so alle persone che hanno il piacere e la volontà di imparare qualcosa, altrimenti ho fallito come essere umano”

“Quello di Padova è il quarto negozio di Spotlight, siamo partiti dallo studio fotografico a Cadoneghe che è stato diviso in due rendendo una delle due parti una boutique; un giorno è passata in negozio Nicole Pallado, che io già conoscevo perché l’avevo fotografata, chiedendomi un vestito per un evento a Milano, per ringraziarmi del fatto che era riuscita a trovare ciò che cercava ha fatto una storia e da quel momento, è esploso tutto. Abbiamo ricevuto più di 8000 richieste di accesso alla pagina nell’arco di 24 ore e un mese dopo eravamo in centro a Padova”

“In centro è iniziata la nostra avventura: eravamo un negozio che si vendeva tramite i social, quindi avevamo un target molto giovane, dovevamo quindi posizionarci in un posto facilmente raggiungibile dal nostro pubblico”

“Una volta scoppiato il covid ci siamo fermati come tutti ma quando i negozi sono stati riaperti il 18 maggio 2020 abbiamo fatto il botto, per questo motivo abbiamo aperto un secondo negozio a Treviso (a luglio 2020), tutto stava andando molto bene al punto che abbiamo deciso di reinvestire espandendoci in un negozio più grande in Piazza dei Signori. Il problema è arrivato con la seconda ondata di covid e le nuove restrizioni, le persone erano molto spaventate quindi tendevano a non uscire di casa, questo ha segnato soprattutto il punto vendita di Treviso, così abbiamo deciso di chiuderlo subito piuttosto che rinunciare al risultato che aveva avuto fino a quel momento”

“La scelta di aprire un negozio nel ghetto di Padova è stata sia una scelta economica sia una scelta di ritorno a casa. Quando ho spostato il negozio in Piazza dei Signori mi sentivo alla mercé di tutti e sentivo la mancanza dell’intimità, eravamo su una strada dove passavano anche le auto, il passaggio era veloce e nessuno si fermava a guardare pur essendo in una posizione centrale”

“Quello che pensi essere il meglio per te non sempre coincide con quello che è il bene per te”

“Essere in un posto molto più grande e centrale non è stata la scelta più giusta perché ha portato dentro al nostro negozio un caos di persone che si trovavano da Spotlight nel mezzo del loro cammino, senza che fosse previsto. Al contrario chi gira per il ghetto lo fa perché è un bel posto e ha piacere nel camminare per le vie del ghetto, la sensibilità è diversa. Volevo ritrovare questo ambiente materno, sei in mezzo a tutto ma, al tempo stesso, sei protetto”

“Se come azienda io avessi le possibilità investirei, mi piace scommettere sulle mie idee, non investirei mai in una borsa molto costosa per sfizio personale se con quei soldi posso creare una mia collezione di vestiti: l’imprenditore vero è ossessionato dal suo lavoro e investe in questo”

L’imprenditore vero non dorme la notte pur di dare adito alle sue idee, io darei qualsiasi cosa per il mio negozio e la mia attività perché ci credo tantissimo, non tanto per il desiderio di arricchirmi ma per creare qualcosa che mi dia soddisfazione”

“La differenza di Spotlight Closet rispetto agli altri negozi sta nel mettere a disposizione del cliente qualcuno che racconta la storia del capo in vendita e che crea una situazione di confidenza con il cliente”

Mi piacerebbe produrre i miei vestiti, creati secondo i miei gusti e la mia creatività ma purtroppo questo comporta dei costi troppo alti. Il cliente desidera acquistare l’esperienza che sta dietro l’acquisto, non il capo in sé, in quanto quello può essere acquistato ovunque. Anche per questo motivo vorrei proporre i capi che ho disegnato io, ognuno di questi avrebbe una storia, ad esempio il tubino Winglet è stato disegnato in aereo mentre viaggiavo da Los Angeles a Francoforte, durante quel viaggio non riuscivo a dormire, avevo avuto un flash del modello e ho deciso di disegnarlo, ci sono voluti tre mesi per crearlo”

“Per come è il mio carattere cercherò sempre di esprimere me stessa, la mia creatività e la mia sensibilità in qualsiasi mio progetto o azione”

“Spotlight per me è l’espressione di qualcuno che è partito da zero e ci ha creduto, per questo non mollo”

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