Suor Albina
(Cucine popolari di Padova)

Le Cucine Economiche Popolari di Padova dal 1882 offrono pranzi caldi non solo ai senza tetto della città, ma a tutti coloro che necessitano di aiuto e assistenza, cercando di dare risposte ai bisogni primari delle persone vulnerabili.

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“Qui non ci sono solo pasti caldi, ma anche servizio docce ogni mattina dal lunedì al venerdì e servizio medico per la salute dei nostri utenti, offerto da professionisti e professori volontari. C’è anche un servizio guardaroba dove si trovano abiti, scarpe e coperte, perché vivere in strada è dura e le coperte non servono solo d’inverno. Offriamo alle persone che vivono una situazione di vulnerabilità innanzitutto mezzi per entrare in relazione, scoprendo che a volte i veri bisognosi siamo noi, che riceviamo da loro gratitudine e esperienze umane preziose”

“Alle Cucine lavorano 15 operatori professionali, ma anche un centinaio di volontari che a seconda delle loro disponibilità affiancano gli operatori nelle diverse mansioni. Alcuni licei in città ci mandano dei ragazzi per il progetto di alternanza scuola-lavoro e ci sono degli studenti dell’Università di Padova che si laureano studiando la nostra organizzazione. Perché farci conoscere è la cosa più importante per noi: solo attraverso la conoscenza ci si può riconoscere, la relazione può essere proficua per chi dona e per chi riceve, scambiandosi il ruolo di emittente e ricevente”

“Dal banco alimentare giunge la gran parte delle provviste ma riceviamo anche molti contributi dai supermercati del territorio, come Alì e Coop, da tanti piccoli macellai, la Coldiretti e il Mercato coperto. Non ci manca il cibo, quello che vogliamo migliorare è il senso del nostro agire”

“Il diverso è una persona, e quando scopriamo chi c’è dietro ai volti, incontriamo caratteri, esperienze, sentimenti e competenze straordinarie. Avete idea di quanta capacità e inventiva sviluppi chi sa affrontare la vita in strada? Imparare a confrontarsi con la diversità è il più prezioso contributo che possiamo dare alla nostra crescita personale”

“Suor Federica mi affianca per le questioni economiche, perché oltre alla Diocesi, che si accolla il peso maggiore, ci sono diverse realtà che secondo i propri mezzi e le proprie intenzioni ci finanziano: il Comune di Padova per esempio, ma anche i privati, con grandi e piccole donazioni in denaro, cosa di cui c’è urgenza, e molte aziende generose che decidono di diventare parte attiva di una missione nella quale credono”

”La gestione è affidata dal 1883 alle suore Terziarie Francescane Elisabettine, io sono solo l’attuale direttrice e come tutti sono di passaggio. La nostra è una realtà preziosa di cui sento l’onore e la responsabilità e mi impegno, insieme a tutti gli altri, per lasciarla accogliente e aperta a chiunque, senza imporre dogmi o riti religiosi non condivisi. D’altronde ricordiamo che le cucine popolari economiche sono state fondate da Stefania Omboni che era di confessione protestante, in un secondo momento si è rivolta all’allora Vescovo della città senza cambiare o imporre il proprio credo. Anche in questo senso di tolleranza ritroviamo il senso del nostro agire”

“Le persone che soffrono hanno più paura di noi, si sentono minacciate e hanno tali urgenze e bisogni che la rabbia le precede. Per questo, oltre alla buona disposizione, dobbiamo da un lato mantenere un approccio gentile, dall’altro una condotta ferma. Ci sono delle regole, le rispettiamo noi ma anche i nostri ospiti”

“A volte è difficile, la lingua quasi sempre è una barriera, non capirsi può rendere complicata la convivenza, ma può anche stimolare le risposte creative della meta-comunicazione: le mani giunte in preghiera o un sorriso sono tratti comuni a tutte le culture. E poi siamo coadiuvati da alcuni ospiti che sono leader naturali così in sintonia con noi da svolgere -al bisogno- funzione di mediatori culturali” 

“Qui non si viene solo con il buono per i poveri, si può anche venire pagando due euro per un pasto completo e qualcuno, se vuole, può lasciare la “cena sospesa” per chi verrà dopo di lui a chiedere un sostegno. I momenti della vita passano, se oggi non hai bisogno non è detto che domani non potresti essere in difficoltà. Siamo in transito così come i nostri momenti di gloria”

Per diventare volontario contatta: cep@fondazionenervopasini.it chiedendo di avere un colloquio con Suor Albina!

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